Illegittime le modalità di adesione dell’Italia alla moneta unica nel 1992

Personalmente sono stato da sempre, al pari della maggioranza degli italiani, un convinto europeista, ma negli ultimi anni ho maturato molti dubbi che in questi giorni stanno purtroppo prendendo definitivamente forma.. L’asservimento all’asse franco-tedesco sta facendo emergere con prepotenza la grave e crescente perdita di sovranità patita dall’Italia negli ultimi anni. L’adesione dell’Italia nel sistema della moneta unica con il trattato di Maastricht nel 1992 potrebbe contenere più di un’ombra sul piano di legittimità, soprattutto sotto l’aspetto delle modalità scelte. Tutti i criteri che hanno permesso l’entrata nell’euro sono stati fissati dallo stato italiano con legge ordinaria: rapporto tra deficit pubblico e PIL non superiore al 3%., rapporto tra deficit pubblico e PIL non superiore al 60% (Belgio e Italia furono esentati), tasso d’inflazione non superiore dell’1,5% rispetto a quello dei tre Paesi più virtuosi, tasso d’interesse a lungo termine non superiore al 2% del tasso medio degli stessi tre. Quindi con legge ordinaria (senza quindi che in alcun modo il popolo sia stato consultato) è stata cambiata la costituzione economica e sociale del Paese comportando la cessione di importanti quote di sovranità nazionale. Con il trattato di Maastricht si è creato un meccanismo infernale dove manca la cosa più importante: lo Stato.
È vero che si è dato esecuzione al trattato di Maastricht con legge ordinaria, però le norme comunitarie in base all’art. 11 della costituzione e alla consolidata giurisprudenza della Corte Costituzionale hanno rango costituzionale ed il diritto interno ci si deve adeguare. Sul fatto che il popolo non sia stato interpellato si può discutere, però la costituzione non ammette i referendum sui trattati internazionali.
Concordo con te, ma questa mia posizione, che potrebbe apparire estrema, riguarda la questione della sovranità popolare. Che i trattati internazionali ed in particolare le leggi comunitarie, debbano prevalere, siamo d’accordo, ma la questione che pongo io è molto diversa, perchè attiene alla libertà di una nazione di determinare un programma economico senza che sia stata data un’alternativa. Di fatto la cessione di sovranità non è effettuata ad un organo politico sovranazionale, espressione a sua volta della volontà popolare, ma alla commissione europea, ma ancora dietro, alla banca europea, notoriamente indipendente dal potere politico. Concludendo, abbiamo rinunciato alla sovranità in tema economico senza che tale potere, uno dei più rilevanti in assoluto per uno stato, sia stato trasferito, ma di fatto solo soppresso. Questo oggi si sta rilevando un vulnus. Inoltre la legittimità degli atti, quando si parla di questioni che attengono a questioni di rango costituzionale (la sovranità appartiene al popolo) non è risolvibile con la mera applicazione delle regole sul rango delle fonte del diritto, giacché la Costituzione Italiana è inviolabile anche rispetto alle norme comunitarie. Infine devo rimarcare che le stesse regole del diritto, apparentemente figlie di perfetti schematismi, in quanto figlie di volontà legislative di assemblee fatte fa uomini, subiscono nel tempo letture ben diverse, alla luce del mutamento delle sensibilità o delle situazioni oggettive o soggettive. Nel 1992 si viveva una situazione molto diversa e ciò che allora ci è parso logico e scontato oggi potrebbe apparirci diverso, come ben diverso è per me. Vi è stata una totale abdicazione del potere statale di controllare gli interessi del debito pubblico, quisquilie. Grazie per la tua puntuale osservazione.