I nipotini dei Gigantes? Quasi tutti schiavi.

Ricostruzione del sentiero nel quale erano posizionate le decine di statue dei Gigantes databili attorno al X secolo a.c. (bc)

Gli antenati della gloriosa e antica civiltà sarda erano dei giganti, ma da un po’ di tempo a questa parte mi chiedo quanti giganti sia ancora possibile scorgere tra noi. A giudicare dalla leggerezza con la quale ogni giorno ripudiamo la nostra cultura e le nostre radici mi pare obiettivamente che molti di noi dovrebbero essere accusati di alto tradimento, ma tradimento di che? Della nostra totale ignoranza? Ciò che manca ai sardi è proprio il sentimento diffuso e popolare di ciò che siamo e di ciò che eravamo, per non parlare di ciò che saremo o che avremmo voluto essere; in questo caso si passa dall’oscurità al buio pesto. Ho già avuto occasione di affermare che molti, in cuor loro, si vergognano di essere sardi per compiacere all’italianismo di maniera, un finto sentimento nazionale praticamente inesistente nella penisola italica, con il paradosso che talvolta siamo più italiani degli italiani, in un’Italia che altro non è se non la somma dei regionalismi con i quali si è fatta la nazione di Cavour e Mazzini, dei Savoia e di Garibaldi, una nazione costruita, diciamocelo, sulla carta, ma il nuovo Regno d’Italia non ha mai fatto i conti con la ricchezza del pluralismo identitario italico, un punto di forza reso invece un problema da una concezione centralizzata dello Stato che ha ritenuto utile ed utilitaristico agire per cancellare le differenze, le culture, la storia millenaria del Mezzogiorno d’Italia. Del resto già i Savoia avevano dimostrato ben poca attenzione rispetto alla storia della Sardegna, grazie alla quale pure aveva potuto assurgere al titolo di re ed avere così l’imprescindibile credibilità per candidarsi a capo del nuovo stato unitario d’Italia (vi immaginate cosa sarebbe stata l’Italia se fosse stata semplicemente il principato d’Italia?).

Quanto ciò che dico risponda a realtà lo prova l’andamento del voto nelle regioni italiane negli ultimi 30 anni ed in particolare la presenza ingombrante dei partiti regionalisti soprattutto nel nord del Paese, a riprova dello scarso sentimento nazionale italiano proprio nei territori che storicamente ne avrebbero dovuto costituire l’ossatura principale (Lombardia e Veneto su tutte). Del resto se il popolo lombardo fatica ad identificarsi nell’idea patriotica nazionale italiana qualche interrogativo dovremmo pur porcelo.

E i sardi? Ci guardiamo bene dal parlare la nostra lingua perché siamo i primi a considerarla figlia di una cultura minore, senza conoscere la Storia della nostra terra, dalla quale si evince che la cultura sarda sin dagli arbori della civiltà vanta una serie incedibile di primati culturali nel mediterraneo, sul piano della scrittura, della lingua, delle capacità costruttive, delle abilità marinaresche, dell’evoluto senso religioso.

Purtroppo a scuola non si studia la storia più antica e nemmeno la storia giudicale, perciò i sardi crescono senza sapere nulla riguardo all’epoca in cui la Sardegna è stata autonoma.

Intorno al 900 d.c. i quattro luogotenenti bizantini divennero essi stessi Judices (re) del proprio Stato (o Logu). Ogni Giudicato aveva i propri confini, il proprio Parlamento, le proprie Leggi. Il Giudice non era il proprietario del Regno, infatti le decisioni importanti spettavano ai rappresentanti del Popolo riuniti in Parlamento, chiamato Corona de Logu.

Ogni singolo Stato sardo aveva: Frontiere, Parlamento, Lingua, Cancelleria, Simboli.

Ma già 10.000 anni prima in Sardegna pulsava la vita dei nostri antenati, capaci di segnare l’inizio di un epopea che li avrebbe portati a fondare un’antica civiltà che oggi iniziamo finalmente a comprendere nella sua grandezza grazie a molti tenaci studiosi, tra i quali Caterina Bittichesu eccelle. Questa civiltà fu complessa e progredita ed i nuraghi furono solo una tarda e matura testimonianza di un miracolo culturale che rimase per millenni il vero motore di tutto il mediterraneo occidentale. Noi, figli di Re e Regine, sacerdoti e guerrieri, astronomi e architetti, abbiamo il dovere morale di ripercorrere quelle gesta e portare avanti con orgoglio la nostra diversità per offrirla al mondo intero.

E invece molti di noi sono stati cresciuti culturalmente come figli di genitori N.N. (Non Nominati, come sino all’inizio del secolo scorso si indicavano all’anagrafe gli sfortunati discendenti che per svariati motivi non venivano riconosciuti dai genitori naturali). La cosa grave e che i sardi hanno dei grandiosi antenati e non lo sanno, grazie soprattutto ad un sistema politico, scolastico e culturale italiano che ha sempre lavorato per cancellare scientificamente qualsiasi deviazione dallo standard idealizzato di un Risorgimento che ci è stato raccontato a metà, idealizzato e distorto. Svegliamoci e riprendiamo in mano il nostro destino perché oggi, noi sardi, sembriamo degli schiavi senza meta, mentre i nostri gloriosi antenati, i Gigantes, si stanno sicuramente rivoltando nella tomba.