Carenze nella sanità? La conseguenza del numero chiuso e l’assenza di concorsi degli anni precedenti

La Sardegna è costretta oggi a pagare il prezzo di scelte profondamente sbagliate compiute in passato, ad iniziare dai tagli indiscriminati alla sanità pubblica e al blocco del turnover, che ha determinato una gravissima carenza di personale.

Porre rimedio è impresa difficile, anche in considerazione della scelta, anch’essa sbagliata, del numero chiuso nella Facoltà di Medicina”.

Per questo motivo il presidente della Regione Sardegna ha chiesto al Governo “l’immediata sospensione del numero chiuso in Medicina per poter programmare immediatamente l’incremento dei medici, che è estremamente urgente.

“La Sardegna è costretta oggi a pagare il prezzo di scelte profondamente sbagliate compiute in passato, ad iniziare dai tagli indiscriminati alla sanità pubblica e al blocco del turnover, che ha determinato una gravissima carenza di personale.

Porre rimedio è impresa difficile, anche in considerazione della scelta, anch’essa sbagliata, del numero chiuso nella Facoltà di Medicina”.

Lo afferma il presidente della Regione Sardegna, che ha chiesto al Governo “l’immediata sospensione del numero chiuso in Medicina per poter programmare immediatamente l’incremento dei medici, che è estremamente urgente.

Se oggi non abbiamo un numero sufficiente di sanitari – prosegue il governatore – è perché il sistema universitario non ne ha messo in campo quanto era necessario. E’ chiaro che questa competenza è in capo allo Stato, e non delle Regioni, che poi sono chiamate a gestire i disagi e le giuste rivendicazioni dei cittadini in materia di salute. Per troppi anni si è tagliato sulla sanità, inseguendo traguardi di economicità che non si conciliano con una gestione efficiente del sistema e con servizi di alto livello offerti ai cittadini, men che meno in un periodo di emergenza quale quello attuale. Oggi paghiamo il conto.

Dopo tanti anni di immobilismo la Regione Sardegna ha finalmente posto i essere tutte le iniziative possibili. Per quanto riguarda le procedure di reclutamento del personale sanitario, dall’ottobre del 2020 ad oggi sono state rilevate numerose rinunce: su un totale di 8.090 chiamate (l’80% relative a personale di ruolo sanitario) se ne registrano 3.348. Dal 2019 al 2021 il personale è diminuito di 3.389 unità, ma dal 2020 si rileva un incremento di 460 unità (DA 14.993 unità a ottobre 2020 a 15463 al 31 ottobre 2021). Il personale reclutato per l’emergenza Covid ammonta a 979 unità, a questi si aggiungono 261 operatori socio sanitari. Secondo il manager Temussi “le selezioni e i concorsi svolti durante questa gestione hanno consentito di invertire la tendenza degli anni precedenti”.

Attualmente sono previste 134 procedure per il reclutamento del personale: 65 concorsi, 68 selezioni, una manifestazione di interesse permanente per incarichi libero professionali e mobilità per 166 posti. 121 procedure riguardano personale sanitario. Sino ad ora sono state effettuate 45 procedure di stabilizzazione, per un totale di 180 posti stabilizzati.

Concludendo, le responsabilità dell’attuale situazione sanitaria in Sardegna vanno ricercate in una incapacità di una seria programmazione del turnover delle figure mediche degli ultimi dieci anni, come denunciato proprio cinque anni fa dalle allora opposizioni in consiglio regionale (clicca qui)

Sull’argomento fondamentale per la qualità di vita dei sardi si è attivato concretamente il senatore sardista Carlo Doria che ha fatto un’analisi puntuale: “Nei prossimi cinque anni – ha detto il senatore – verranno a mancare oltre 50mila medici del servizio sanitario nazionale, tenendo conto del fatto che i medici italiani sono tra i più anziani d’Europa, e migliaia sono i posti vacanti”. Il problema è altrettanto grave “per infermieri, fisioterapisti e altre figure del mondo sanitario”

Temi, questi, che “richiedono una precisa strategia per ripristinare gli organici”, e tra i primi provvedimenti dovrebbe esserci “l’abolizione del numero chiuso per l’immatricolazione al corso di laurea magistrale in Medicina e Chirurgia, ormai antistorico e abbandonato in diverse realtà europee”.