Ha ragione Eman Rus: la notizia è (quasi) morta.

Periodicamente ribadisco il contenuto di un mio articolo circa il modo vergognoso di fare imformazione oggi e noto sempre che non gode di grande attenzione. Il motivo? E’ più facile leggere una notiziola scamdalistica della durata di pochi secondi piuttosto che soffermarsi a leggere contenuti complessi e poi rifletterci sopra. Perché nella vita fare le cose bene, studiare seriamente, lavorare con responsabilità, è troppo faticoso per gli standard di vita che ci siamo ormai imposti (o regalati)

Se avete voglia leggetelo, ma non potevo non riportare nel mio sito il contenuto di un dominio che trovo assolutamente in linea con il, mio pensiero, tranne che per quel “quasi” che ho aggiunto al titolo per pudore e quell’inguaribile ottimismo dal quale fatico a fuggire e che mi porta sempre a denunciare, ma poi sempre e comunque a proporre ed a costruire. L’azione distrutttiva fine a se stessa la lascio con piacere agli altri. Ecco di seguito il contenuto del sito https://www.giornalettismo.com/

Hai scrollato il carosello? Ti è piaciuto il video da 40 secondi in cui ti dicono “tutto quello che devi sapere sul conflitto arabo-israeliano”?

Banalità del male.

Siamo talmente abituati a questo tipo di giornalismo che ormai pensiamo sia l’unico possibile. Un tempo c’erano le notizie. Oggi, invece, c’è solo il marketing delle notizie.

Si rinuncia a dare un’esclusiva perché non è in trend.

Facciamo i meme, perché li spinge l’algoritmo.

Facciamo il trash, perché lo premia l’algoritmo.

Facciamo schifo, perché lo dice l’algoritmo.

E quindi che succede?

Succede che i giornali si sono arresi alle piattaforme social.

Le piattaforme social si sono arrese al fake.

Il pensiero umano si è arreso alla finzione.

La notizia è morta.