25 aprile, questo sconosciuto.
ADRIANO BOMBOI
Diciamoci la verità, la festività del 25 aprile in Italia era stata introdotta come strumento di celebrazione della resistenza e di rinnovato spirito comunitario della società italiana.
Era vista anche come un rituale collettivo con cui il paese fingeva letteralmente di non aver fatto parte del fascismo, e di aver combattuto interamente per liberarsene. Come se avesse vinto la guerra assieme agli alleati occidentali.
Invece eravamo dalla parte sbagliata della storia.
La festa era un modo per pulirsi la coscienza, dopo vent’anni di codardia e conformismo mussoliniano, occultando il lavoro degli americani e dei loro alleati per la liberazione dell’Italia.
Un fenomeno acuitosi durante la guerra fredda, quando le sinistre italiane finiscono per monopolizzare del tutto la festa scordando volutamente sia gli angloamericani che tutti gli altri italiani che parteciparono alla resistenza: azionisti, liberali, popolari democristiani, socialisti, ebrei e anche l’esercito italiano. In quella parte che rimase fedele alla monarchia nel momento in cui ripudiò il vecchio alleato tedesco.
Dunque, cosa abbiamo imparato oggi da una festività che doveva farci riflettere sul valore della democrazia, dell’unità e del pluralismo?
Ben poco.
Le piazze continuano ad essere cariche, non solo di partigiani o di democratici, ma anche di individui che insistono a distorcere ideologicamente l’iniziativa. Spesso tifando verso dittature vecchie e nuove, come l’URSS, Cuba o la Russia di Putin, mentre quest’ultima finanzia i movimenti neofascisti di mezza Europa.
E in qualche caso i nostri “antifascisti” moderni si comportano esattamente come i vecchi fascisti nei confronti di chiunque non sia allineato al loro verbo.
Anche questo rappresenta un fallimento della scuola pubblica italiana e delle sue istituzioni.
Insomma, ricordiamoci dei giovani americani tutt’ora sepolti nei nostri cimiteri per la libertà, dopo aver combattuto assieme ai nostri partigiani di destra e sinistra.