Le bugie di Putin sul 9 Maggio
Di Adriano Bomboi
Il 9 maggio in Russia rappresenta perfettamente lo spirito del regime putiniano.
È una festività basata su un cumulo di menzogne, tipiche della politica del Cremlino.
Ai tempi di Stalin venne accantonata, poi rilanciata alcuni decenni più tardi. Infine, nella Russia postsovietica, è stata riproposta da Putin a partire dal 2005.
Questa festa serve a sei esigenze del regime:
1) a nascondere il fatto che l’URSS prese parte all’avvio della seconda guerra mondiale assieme ai nazisti, tramite la spartizione della Polonia.
E che sino al 1941, prima del tradimento tedesco, riforni’ di materie prime la macchina bellica hitleriana.
2) A nascondere il fatto che i russi da soli non hanno sconfitto alcun nazismo, perché per l’URSS combatterono anche milioni di ucraini e di altri popoli sottomessi da Mosca. Oltre al fatto che Mosca ricevette inizialmente un supporto di mezzi e materiali da parte degli angloamericani.
3) A nascondere il fatto che il 9 maggio nell’Europa dell’est non è un giorno di festa. Perché Mosca portò la dittatura, per quasi un secolo, a danno di ucraini, polacchi, rumeni, georgiani, baltici, ungheresi, slovacchi, ecc.
4) Ad esaltare il nazionalismo russo in patria e all’estero, proponendo un’immagine militarista ed imperialista della Russia, con tanto di sfilata di bambini in uniforme e mezzi militari.
Uno spot per l’industria bellica russa, nel silenzio dei “pacifisti”, anche abbastanza patetico dopo tre anni di disastri nella guerra in Ucraina, che ha pesantemente ridotto la forza dell’esercito russo.
5) Ad occultare il supporto del Cremlino verso le destre radicali d’Europa, nel silenzio dei finti pacifisti, come quelli italiani. E ad occultare la presenza di numerosi corpi paramilitari russi di matrice neonazista, come i Wagner o i vari gruppi attivi nel Donbass dal 2014.
6) A mostrare gli alleati internazionali della Russia per evidenziare il mancato isolamento a cui dovrebbe essere sottoposta.
