Franca Valeri: mi sento orgogliosamente ebrea

L’omissione pare che sia un peccato, in politica é l’anticamera di un crimine, nel giornalismo é una violazione deontologica.
Nelle celebrazioni, ricordi, lecchinaggi, e tante notizie sulla vita, arte e critica teatrale e sulle tante altre capacitá espresse nei suoi 100 anni di vita e augurandolene tanti ancora a venire, risalta l’omissione di un particolare rilevante del suo lungo percorso in questa penisola afflitta ancora da tanto antisemitismo in varie maniere mascherato ma é proprio Franca Valeri che dice ció che bisogna dire sempre per non dimenticare.
” Io mi sento ebrea. Anche se mia madre non lo era. Ma quando ci sono tragedie come le leggi razziali viene a rafforzarsi molto l’identità. E’ inevitabile.”

Nel 1938 aveva 18 anni Franca Maria Norsa, in arte Franca Valeri, quando furono promulgate in Italia le leggi razziste antisemite.
Fu espulsa dal Liceo Parini a Milano e dovette studiare come privatista per passare gli esami al Liceo Manzoni.
Con l’occupazione nazista in Italia e l’ordine di arresto per gli ebrei, il padre ed il fratello riuscirono a scappare in Svizzera mentre Franca rimase con la madre in clandestinità grazie ai documenti falsi ottenuti.

“Ci furono tanti italiani coraggiosi e ci furono tanti vigliacchi. Mi salvò un coraggioso: un impiegato del Comune di Milano, che mi procurò una carta di identità falsa. Ho avuto un momento in cui io non ero io.
Mi nascosi dappertutto. In Brianza. Sopra Lecco. Poi a Milano, in via Mozart, in una casa bombardata. Sopra di noi viveva una ragazza, molto giovane e bella, che si era appena sposata. Un giorno rientrando vidi la porta socchiusa. D’istinto me ne andai. Dietro quella porta c’erano i tedeschi. Presero la sposina. Non è più tornata.”

( Italiisraeltoday. It)