Sas animas ed il culto degli antenati in Sardegna.

Da qualche anno ho preso consapevolezza di molte cose, tra le quali, non ultima, che esiste un filo esile, ma resistente e persistente, nella manifestazione della sardità nel tempo. Siamo profondamente sardi nonostante siamo stati italiani, piemontesi, catalani o punici o romani e tanto alto, ma in fondo sempre e solo sardi. In quest’ottica vedo una naturale continuità tra il modo tradizionale dei sardi di celebrare l’attuale ricorrenza dei santi e dei morti ed il culto degli antenati del quale abbiamo materiale testimonianza nei monumenti funerari che dopo migliaia di anni sono ancora presenti im Sardegna.

Menhir, bétili, domus de janas, tombe ipogeiche, tombe dei giganti, ceppi funerari, sepolcri e cripte ecclesiastiche, non sono allora altro che manifestazione del medesimo culto dei morti che a mio parere in Sardegna ha conservato una pregnanza tra la parola e la corrispondente percezione spirituale e non é un caso se si é ritenuto, da parte drgli ambienti cattolici romani, che i sardi per lungo tempo avessero mantenuto usi e consuetudini fuori dagli schemi e potenzialmente eretici.

In quest’ottica, come ho già avuto modo di spiegare la sensibilità della tradizionale cultura sarda ha delle proprie radici che poco hanno a che spartire con i rituali cattolici, che si sono semplicemente intestati in un sentimento religioso innato simile in molte aree del mediterraneo.

Invito tutto gli amici a leggere la mia recemsione dell’opera ‘Il culto degli antenati” scrittodlda Caterina Bittichesu.