A PROPOSITO DI NAZIONE SARDA, CAZZULLO, GRAMSCI E LE QUESTIONI NAZIONALI .

TRATTO DA CONSIDERAZIONI PUBBLICHE DI MARIO CARBONI CHE RINGRAZIO


Non é male leggere il bel saggio di Michele Pinto intitolato “ Quale autonomia? Gramsci e la questione nazionale ebraica “.
Attraverso una lettura puntuale e al di fuori della vulgata conformista e falsificatrice del defunto partito comunista italiano con una precisa bibliografia e citazioni , Pinto si è interrogato su come Gramsci avesse maturato un suo punto di vista sulla questione nazionale ebraica a partire dalla conoscenza delle discussioni ed elaborazioni teoriche dell’austromarxismo, del Bund, del Sionismo e del Leninismo che erano vivacissime dall’inizio del secolo scorso e ritenute di grande importanza anche nell’area politica comunista della quale Gramsci faceva parte e hanno lasciato importanti tracce nei suoi scritti dal carcere.
In particolare Pinto si sofferma sulla corrispondenza con Tatiana , ebrea come sua moglie sul tema noto come “dei due mondi” cioè dell’essenza della diversità ebraica come matrice di una propria nazionalità che Gramsci mostra di non capire ma che invece in ragione delle sue competenze in linguistica e da sardo fu portato a non escludere uno sbocco di autodeterminazione nazionale per le nazioni non libere e senza Stato compresa quella sarda .
La sua competenza sulle questioni nazionali, rafforzata durante il periodo della sua permanenza in Russia e a contatto con l’Internazionale parte già da sue convinzioni di base giovanili ed è evidenziata nel suo carteggio con Emilio Lussu che invece non ne aveva e per questo si mostrava titubante per assenza di solide basi teoriche soprattutto negli anni ‘20.
Emilio Lussu come tutti sanno fu federalista e anti indipendentista o meglio come dichiarava spesso era contro ciò che considerava separatismo mentre Gramsci fu indipendentista fin da giovanissimo come scrisse a Gliulia Schucht in una lettera del 6 marzo 1924 : ” io pensavo allora che bisognava lottare per l’indipendenza nazionale della regione: “A mare i continentali”. Quante volte ho ripetuto queste parole.”
Questa frase è sempre stata interpretata come un convincimento di un ragazzino, studentello immaturo, che però poi divenuto adulto e ormai immerso nel più vasto mondo della lotta di classe e della rivoluzione comunista e soprattutto continentale, lontano dalla provinciale Sardegna, avrebbe superato e anche negato.
E’ evidente che Gramsci andato a Torino si fosse in effetti immerso in un altro Grande gioco politico, come tutti sappiamo e l’interesse pratico e contingente lo allontanasse da quell’obbiettivo, ma a mio parere non da certi convincimenti che non lo abbandoneranno mai.
Infatti se si analizza la frase di Gramsci scritta nella lettera , da notare che venne scritta nel1924, cioè da un Gramsci adulto e impegnato ormai da anni nel pieno di una grande lotta e con grande maturità culturale e politica ,non si può non sottolineare come utilizzi con precisione il concetto d’indipendenza nazionale, nel senso di indipendenza statuale, traducibile praticamente solo come Repubblica sarda e nazionale cioè riferita più precisamente alla Nazione sarda.
Gramsci conosceva il grande ruolo giocato nella costruzione della‘Urss dal rispetto per le questioni nazionali e linguistiche.
Oggi sappiamo che fu un lampeggiare di giuste teorizzazioni e realizzazioni subito trasformate in una grande prigioni di popoli al contrario delle premesse.
Potremmo anche dire con convinzione che Gramsci da ragazzino politicizzato, nelle scuole superiori, quando il sardismo del PSdAz non era ancora nato, era coscientemente indipendentista e nazionalista sardo, influenzato dalla lotta di liberazione nazionale irlandese e dalle suggestioni antiprotezioniste di Deffenu.
In verità non so se Gramsci giovane quando sosteneva “a mare i continentali”, fosse completamente aderente ad un pensiero indipendentista e nazionalista sardo ideologicamente maturo in questo senso che in effetti giunse a completa maturazione nei secondi 50 anni del sardismo superando la fase autonomista.
Ma quando scrive a Giulia ” non so quante volte ho ripetuto queste parole” ricorda di aver affrontato la questione dell’indipendenza della Sardegna tantissime volte, come se fosse stato un argomento di normale discussione fra i suoi giovani amici e comunque con chi aveva motivo di discutere di politica, i dubbi si allontanano.
Quindi l’indipendenza e la cacciata dei colonialisti italiani era all’ordine del giorno nelle discussioni politiche dell’epoca e in particolare fra gli studenti liceali e probabilmente fra i tanti ragazzini come Gramsci e meno giovani sardi che poi sarebbero stati gettati nella fornace della Grande guerra e nell’esperienza della Sassari.
Nel 1924 comunque per Gramsci, come scrive a Giulia, il suo pensiero giovanile corrispondeva al desiderio dell’indipendenza nazionale della Sardegna, che probabilmente non era nel ’24 all’ordine del giorno dei suoi pensieri e programmi ma che giudicava ancora plausibile e giusta. Gramsci e non solo la lettera a Teresina nella quale la esorta a insegnare la lingua sarda ai figli e a far loro succhiare tutto il sardismo possibile lo conferma, era convinto dell’esistenza della Nazione sarda, caratterizzata dal sardo vera e propria lingua nazionale , distinta dalla Nazione italiana e con tutti i diritti all’autodecisione nazionale.
Concetto anche questo posseduto da Gramsci che non confondeva come Lussu lo stato con la nazione .
Solo due anni dopo nel 1926 il diritto all’autodecisione su impulso di Gramsci fu inserito nelle Tesi di Lione, che probabilmente scrisse, codificandolo con la progettazione della Repubblica sarda inserita nella Federazione soviettista italiana che avrebbe dovuto sostituire la monarchia ed il fascismo.
Il 1926 è anche l’anno del carteggio con Lussu per cui le domande sulla questione sarda se fosse da considerare come questione nazionale e non solo autonomistica si basavano su l’intima convinzione gramsciana sia da giovane a Cagliari che nel ’24 e nel 26 e che probabilmente conservò per tutta la sua vita che la Sardegna fosse una Nazione e che avesse diritto all’Indipendenza con una propria lingua ufficiale .
Lussu certamente eroe sardista ma contraddittorio e con una diversa formazione culturale, che mutò e accrebbe molto a partire dall’esilio a Parigi, non poté capire e anche non volle capire per motivi strumentali e non comprese tutta la sua vita ciò che Gramsci cercava di suggerirgli aspettando una risposta che non venne.