Soluzione Energia: Comunità Energetiche, PPA, ma soprattutto un Prezzo Unico Locale (PUL)


La soluzione del problema dei costi energetici potrebbe essere ad un passo, ma perché ciò diventi realtà è importante che i singoli territori raccolgano l’opportunità offerta dalle Comunità Energetiche, un mezzo per la democratizzazione e l’efficientamento della produzione energetica sostenibile, e lavorino con i grandi investitori delle rinnovabili per un mercato locale dell’energia svincolato dal PUN (Prezzo Unico Nazionale) per arrivare ad un PUL (Prezzo Unico Locale) anche attraverso il ricorso allo strumento contrattuale dei PPA (Power Purchase Agreement)

Cerchiamo di spiegare i modo elementare perché e come sia possibile svincolarsi dall’attuale morsa del PUN e quindi della speculazione sul prezzo dell’energia elettrica.

l prezzo all’ingrosso dell’energia elettrica viene stabilito direttamente sul mercato in base alle compravendite tra i vari attori coinvolti, ovvero tra i produttori e i fornitori di energia (che acquistano dai produttori l’energia da fornire ai propri clienti finali). Le oscillazioni del PUN sono un fattore determinante per calcolare i costi finali dell’energia in bolletta. Nei periodi in cui il PUN aumenta il suo valore, infatti, i costi tendono a salire, per scendere invece quando il valore del PUN scende. Il vero problema sta nel fatto che in questo momento il sistema nazionale non premia i comportamenti virtuosi perché l’energia prodotta da fonti rinnovabili a basso costo viene immessa indistintamente nella rete nazionale andando a costituire uno stock unico che viene appunto scambiato nel mercato ad un prezzo che risulta di fatto totalmente svincolato dal suo costo di produzione.

Per uscire da questo circolo vizioso e rendere contemporaneamente più efficiente le reti di distribuzione di energia bisogna pertanto capovolgere l’attuale sistema finalizzando la produzione dei nuovi impianti di energia rinnovabile allo specifico soddisfacimento dei consumi locali spingendo il settore verso un modello di energia a chilometro “zero”, proprio considerando che un equilibrio territoriale tra domanda e offerta contribuisce a minimizzare le perdite di sistema dovute al trasporto, a limitare fortemente il dimensionamento delle reti di distribuzione di energia, che rappresentano un costo strutturale sia in fase di realizzazione che di gestione e manutenzione, ed infine ad esercitare un controllo di gestione complessivo, cosa che si traduce in un sicuro risparmio ed alla drastica riduzione di fenomeni speculativi incontrollati.

Le Comunità Energetiche, a fondamento delle quali vi sono diversi consumatori che si pongono l’obiettivo della massima condivisione possibile dell’energia prodotta dalla Comunità medesima, sono pertanto lo strumento ideale per realizzare concretamente questi obiettivi con riferimento a singoli impianti di potenza massima di 200 Kw/p (limite portato ad 1 MW con l’ultimo decreto in fase di attuazione) realizzati all’interno del perimento di una stessa cabina c.d. primaria. Ma anche per i grandi impianti di taglia oltre il MW esiste una soluzione percorribile che è già praticata nei principali mercati internazionali e si basa sulla possibilità che soggetti come le Comunità Energetiche, grandi aziende e providers di energia elettrica ricorrano allo strumento delle citate PPA per acquistare direttamente dal produttore una quota di energia utile a soddisfare significativamente le esigenze energetiche del territorio in cui insiste l’impianto di produzione. Per mettere in pratica tutto ciò è però necessario uscire dalla zona “confort”, dobbiamo abbandonare le cattive abitudini e la pigrizia mentale e convincerci che è urgente e necessario un cambiamento di approccio e strategia perché le scelte di oggi determineranno la futura competitività delle imprese dei territori e l’allontanamento dalla povertà dei nostri figli e dei nostri nipoti.

In definitiva si tratta di passare da un prezzo dell’energia su base nazionale spiccatamente speculativo ad un prezzo dell’energia territoriale corrispondente al reale costo di produzione, costo che per le energie rinnovabili è attestato essere molto più contenuto.