ALAS, Birreria, Calzificio e TIRSOTEX. Quattro leggende metropolitane da sfatare.

Periodicamente circolano alcune leggende metropolitane che servirebbero a provare il supposto fallimento della politica , salvo scoprire che le relative vicende affondano le proprie storie in anni lontani, tanto lontani da lambire spesso e volentieri mondi completamente diversi,

Una delle cose che funzionano di più, in ogni angolo d’Italia, è quello di affermare che i politici di turno non abbiano fatto nulla e che tutto ciò che non ha funzionato negli ultimi 20 anni sia il risultato della sua manifesta incapacità. Insomma, propaganda allo stato puro. E tra i disastri, a Macomer, si indicano sempre alcune rinomate aziende fallite, tra le quali Alas, birreria Dreher, Tirsotex e calzificio Queen vanno sicuramente per la maggiore.

Iniziamo dall’ALAS, L’Azienda Lanaria Sarda poi diventata Texal. Nata circa un secolo fa e divenuta presto un’azienda di stato (produceva coperte per l’Esercito Italiano,) é stata definitivamente liquidata nel 2011. dopo che, a cavallo tra gli anni ’90 e 2000, era stato fatto di tutto per il suo rilancio. L’affermazione che potesse essere salvata non risponde affatto al vero perché le ragioni della sua crisi sono ricondicibili a fattori internazionali.

La birreria, stabilimento a marchio prime Thor e poi Dreher, cessata la produzione di birra (trasferita nello stabilimento Heineken di Assemini) e trasformata negli anni ’90 in uno stabilimento di produzione di bibite e acqua in bottiglia, fu poi ceduta alla Sarbe ed è stata messa in liquidazione e chiusa nell’anno 2011. L’affermazione che potesse essere salvata non risponde affatto al vero perché le ragioni della sua crisi sono ricondicibili a fattori contingenti strutturali e a ragioni di razionalizzazione della produzione ed alla conseguente concentrazione della produzione in un unico stabilimento sardo.

.La Tirsotex invece, ceduta al gruppo Leagler negli anni ’90, ha cessato ogni produzione da oltre 20 anni. Nel 2012 sono stati venduti i telai ai turchi; nel 2016 sono stati venduti i rimanenti macchinari. Come per l’ALAS/TEXAL l’affermazione che potesse essere salvata non risponde affatto al vero perché le ragioni della sua crisi sono ricondicibili a fattori internazionali indipendenti dalla volontà dell’imprenditore e fuori dalla portata della politica.

E il calzificio Queen? E’ stato messo in liquidazione nell’anno 2008 e successivamente l’imprenditore è stato accusato di bancarotta fraudolenta. La chiusura ha coinciso con la fase più acuta del processo inarrestabile di delocalizzazione delle azeinde italiane e se una responsabilità politica esiste è molto più generale e riguarda le scelte generali di politica fiscale della Repubblica Italiana.

Quattro aziende, dunque, che hanno sicuramente segnato la storia industriale di Macomer, ma la cui crisi si riferisce ad epoche nelle quali la politica attuale non governava affatto. Eppure va così di moda e suona così bene prendersela con la politica che talvolta qualcuno, che magari è giovane o forestiero, può anche cascarci, Se proprio volessimo speculare potremmo affermare senza possiblità di smentita che gran parte delle crisi hanno investito in pieno il quinquennio della Giunta capeggiata proprio da Riccardi Uda (2008-2013), ma per onestà intellettuale dobbiamo riconoscere che nemmeno a quella giunta può addossarsi alcuna responsabilità. dovuta a dinamiche più grandi e totalmente al di fuori del controllo degli amministratori comunali e che traevano origine da vicende e logiche, anche internazionali, di molti anni prima.

C’è comunque da aggiungere che tutti e quattro stabilimenti sono stati oggetto di iniziative di riconversione e che dalle loro ceneri siano già stati creati molti posti di lavoro che sino ad ora si stanno rivelando maggiormente stabili.

L’ex Alas/Texal, sita a Tossilo, è stata recentemente acquisita da un rinomato caseificio per l’ampliamento della propria florida attività; la ex birreria Dreher/Sarbe, sita in Bonu Trau,, è stata invece rilevata da un’azienda del settore della meccanica pesante, con molti altri progetti nel cassetto; la ex Tirsotex/Leagler, sita anch’essa a Tossilo, è oggi divenuta il centro logistico di uno dei più grossi player della GDO in Sardegna; l’ex Calzificio Queen, sito a Tossilo in territorio di Borore, è stato anch’esso acquisito in vista di un possibile grosso investimento nel campo agroalimentare.

Certo a questio punto qualcuno potrebbe affermare che queste riconnversioni e rinascite non siano state merito diretto della politica, ma non si capisce per quale motivo la politica sia sempre e solo responsabile delle chiusure e dei fallimenti e mai delle aperture e successi. O forse lo sapppiamo. Un capro espiatorio è sempre utile a qualcuno.