L’AUTONOMIA DIFFERENZIATA: IL CONVITATO DI PIETRA DEL PREMIERATO, di Mario Carboni

Ho letto la proposta di Premierato cavallo di battaglia dei Fratelli d’Italia che ha iniziato il suo cammino parlamentare. Grande dibattito sui media e la Premier sostenuta da tutti i leader del Governo si prepara decisa al cammino parlamentare fiduciosa nel referendum.
Grande silenzio invece sulla proposta leghista in Senato di Autonomia differenziata che dovrebbe essere approvata contemporaneamente al Presidenzialismo secondo gli accordi elettorali e Governo, sottoscritti anche dai sardisti rappresentati in Senato nel gruppo PsdAz-Lega Salvini Presidente.
Non sarebbe sorprendente assistere a una volata del Premierato portato all’approvazione in Senato lasciando in coda la proposta del gregario leghista, senza che la Lega togliesse il disturbo come Bossi fece con il primo Governo Berlusconi.
Anche allora, anche se oggi si utilizza sottovoce la parola tabù nella politica italiana, in ballo è il federalismo.
Mentre la proposta di Premierato, nei suoi scarni cinque articoli risultanti da cancellazioni e sostituzioni nella Costituzione vigente compresa la norma transitoria sull’eliminazione dei Senatori a vita, sembra abbastanza timida, ma utile a concedere al candidato Presidente del Consiglio che vince le elezioni di governare cinque anni di fila e alla coalizione che vince le elezioni il 55 per cento dei seggi alle Camere.
Nessuna prerogativa mi sembra sia stata tolta o sminuita al Presidente della Repubblica.
Non voglio approfondire l’analisi del disegno di legge che presenta diverse contraddizioni, quali prevedere che il Premier dopo essere stato votato a suffragio universale debba poi essere successivamente eletto nella Camera nella quale ha presentato la sua candidatura e che dopo che il Presidente della Repubblica gli conferisce l’incarico di formare il Governo nominando su sua proposta i Ministri, deve ottenere la fiducia delle Camere e successivamente non esiste la possibilità che il Premier possa dimettere dei Ministri che non gli garbano e/o effettuare velocemente un rimpasto utile a governare meglio durante la legislatura.
Come al solito in Italia, anche questa riforma è subordinata alla successiva legge elettorale di applicazione, che a mio parere dovrebbe essere parte importante del dibattito attuale , per capire meglio dove andiamo a parare con la sua prima applicazione ed in particolare come nelle elezioni del Premier e delle Camere verranno tutelate, mentre l’Esecutivo della Repubblica diventa Presidenziale e questa rimane una Repubblica delle Autonomie che si articolerebbe in Autonomie ordinarie, Autonomie Differenziate e Autonomie Speciali caratterizzate principalmente dalle loro minoranze linguistiche.
Mentre la maggioranza e l’opposizione di giorno duellano aspramente per la forma della Riforma, come i sempreverdi italici ladri di Pisa sui principi di notte sono d’accordo.
In attesa del dibattito parlamentare e dell’esito finale del DDL che sembra sicuro con tutte le modifiche che verranno proposte dall’Aula, c’è da osservare come in effetti un risultato positivo per il Premierato, magari con l’accoglienza palese o sottobanco di suggerimenti dell’opposizione, rimarrebbe del tutto accettabile dall’opposizione stessa, che pur simulando oggi una contrarietà di principio potrà, nel caso di una propria vittoria elettorale in una futura alternanza, esercitare il Governo della Repubblica massimizzando il suo contenuto centralistico che è parte fondamentale della cultura politica e istituzionale della sinistra.
Dal punto di vista di un sincero autonomista, ancora di più da parte di un federalista e quindi dei sardisti, che sin dalla nascita del PSdAz hanno ritenuto la battaglia parlamentare, prima nel Regno e poi nella Repubblica italiana, della quale sono fondatori, fondamentale nel cammino verso il federalismo indipendentista, se è vero che nulla osta ad un Premierato che recepisca esigenze ineludibili di governabilità, se parallelamente, negli stessi tempi e rendendo obbligatoria l’applicazione del Premierato e della Riforma delle Autonomie lette come in un combinato disposto, diventa ineludibile spingere e dare il proprio contributo creativo all’elaborazione finale del DDL intitolato :Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione..
Il DDL sul Premierato è una riforma Costituzionale mentre il DDL sull’Autonomia differenziata è una legge d’attuazione della Costituzione. Il primo deve essere approvato come in tutte le riforme costituzionali, in doppia lettura con un intervallo di tre mesi da ciascuna Camera e nella seconda lettura a maggioranza assoluta e. se durante la seconda lettura viene approvata da due terzi dei componenti non si va al referendum confermativo. Il secondo DDL invece riguardando un’attuazione della Costituzione viene approvato con solo una doppia lettura dalle Camere come una qualsiasi legge ordinaria pur avendo valore costituzionale.
I tempi quindi per l’effettiva approvazione dei due DDL, pur con percorsi differenti, non è certo breve e nella migliore delle ipotesi si andrà alla metà della legislatura e nella peggiore verso la sua fine per sfociare direttamente in nuove elezioni dirette del Premier e con una nuova legge elettorale.
L’Autonomia differenziata, riguarda solo le Regioni a Statuto ordinario, escludendo quelle a Statuto Speciale come la Sardegna che per modificare i propri Statuti devono procedere proprio come per l’approvazione del Premierato.
In linea di principio è un’occasione di miglioramento per ogni Regione che desideri esserne beneficiaria, per smontare un pezzo di centralismo e come bilanciamento del Presidenzialismo, anche se può essere attuata anche a Costituzione vigente senza il Presidenzialismo.
Costituisce a mio parere soprattutto un’occasione per il Sud ma pare che il Meridione non l’abbia ancora capito e preferisca l’assistenzialismo centralista piuttosto che la canna per pescare.
A ben guardare è la sinistra che guida il no aizzando il Sud contro il Nord con ben strani ragionamenti dimenticando che fu D’Alema che senza concordare con l’opposizione capeggiata dalla Lega, che riteneva riduttivo il provvedimento, approvò la modifica costituzionale del Titolo V con i soli voti della sinistra e vincendo il referendum con il 64,2% dei voti espressi ma col solo 34,1% di affluenza..
Le eventuali modifiche agli Statuti ordinari perché abbiano Autonomia differenziata, anche caso per caso, cioè diversi Regione per Regione come in una specie di federalismo asimmetrico, si ottengono con legge ordinaria, cioè facilmente non appena trovati gli accordi.
Per la Sardegna, come per Sicilia, Val d’Aosta, Friuli e SudTirolo, la propria Specialità impone per eventuali modifiche statutarie ottenibili contemporaneamente al processo politico della diversificazione delle Autonomie ordinarie verso la differenziazione , modifiche costituzionali con un percorso legislativo più difficile, lungo e con la doppia lettura .
Queste vanno comunque perseguite avendo presente che è realistico pur avendo chiaro che Statuto complessivamente è adatto alla Sardegna, quali siano i punti nodali e primi da caratterizzare la nostra nuova Specialità come l’inserire esplicitamente nello Statuto i valori dell’essere minoranza linguistica riallineandolo ai valori della Costituzione e alla legge vigente costituzionale che la riconosce e tutela, come negli Statuti Altoatesino e Valdostano.
Mi sento anche di suggerire ancora una volta , per non perdere l’onda lunga delle riforme costituzionali che ci porterebbe ad avere uno Statuto inferiore a quello delle Regioni differenziate, l’abbandono tattico e temporaneo della demagogica ed inconcludente idea dell’Assemblea costituente e di adottare senza indugio anche il metodo riformista e pragmatico seguito con successo dai sudtirolesi e trentini per modificare i loro statuti ormai tanto vicini alla statualità per poteri e competenze da porre la loro Specialità molto al di sopra di qualunque migliore futura Regione a Statuto differenziato e operando per un continuo ed ulteriore miglioramento.
Per coincidenza è il Ministro Calderoli, del gruppo LSP-PSdAz che guida il confronto sulle differenziate ad aver a suo tempo guidato il team governativo che firmò con i sudtirolesi e trentini il Patto di Milano che decise le modifiche costituzionali e il percorso da seguire per le due Province che formano la loro Regione di frontiera come la nostra abitata da minoranze linguistiche.
Se la Sardegna seguisse quel percorso e acquisisse le competenze aggiuntive e gli interventi strutturali portati a casa da Bolzano e Trento, sarebbe per un sardista come toccare il cielo con un dito federalista.
Da sardista mi sento di dire che questa è un’occasione che potrebbe permetterci, durante la prossima legislatura regionale di portare a casa ben più dei punti del nostro nuovo accordo elettorale con la coalizione a guida sardista con la quale confidiamo di vincere le elezioni per avvicinarci alla statualità autonomista e federalista sarda che nulla può temere da un Presidenzialismo che ne tenga conto concretamente e superi l’instabilità, le vuote promesse, il non rispetto dei patti e dei diritti, la compressione dell’Autonomia e nominalismi divisivi ed inconcludenti dell’assetto legislativo ed esecutivo presente.
Si tratta di essere parte in causa e vedere il gioco dei partiti italiani e soprattutto delle loro componenti centraliste con idee, proposte chiare e realizzabili e con un team all’altezza del compito a sostegno del Presidente Solinas.
Roberto Calderoli è un Ministro preparato e che conosce la strada perché l’ha già percorsa con grande successo.
Saremo in grado noi sardi di confrontarci da protagonisti?