Giosué, l’ebreo chiamato dagli italiani Gesù.

Giosué, che gli italiani hanno preferito tradurre in Gesù traducendo direttamente dalla parola greca Iēsoûs, era ebreo per etnia, come anche sua madre Maria. La forma greca Iēsoûs era la traduzione dell’aramaico che deriva a sua volta dall’ebraico יְהוֹשֻׁעַ (Yĕhošūa’ ), che significa letteralmente “YH(WH) (Dio) (è) salvezza. Gesù chiaramente si identificava con gli ebrei del Suo tempo, il Suo popolo fisico e la Sua tribù e la loro religione e, ovviamente, parlava una lingua semitica., l’aramaico. Ciò che è ovvio e naturale, ciò che è rigorosamente storico, ogni tanto va riaffermato al fine di evitare di ascoltare affermazioni veramente ridicole che non contribuiscono certo a tenere viva la memoria storica delle vicende umane, con i suoi collegamenti e con i sui conseguenti insegnamenti che non sono solo mistici e religiosi, ma anche culturali e linguistici.

Va evidenziato qui il significato che i nomi avevano nella mentalità semitica e quindi nella Bibbia. Non è lo stesso significato che noi attribuiamo ad un nome. Per gli ebrei il nome costituiva la realtà della persona, il suo carattere, il suo destino. Cambiare nome ad una persona significava cambiare il suo programma di vita (così riguardo a Simone, il cui nome Yeshùa cambia in Pietro – Gv 1:42). Questo simbolismo legato al nome si trova continuamente nella Bibbia, e ne viene data la motivazione introducendola con un “poiché” o un “perché” o un “perciò” o espressioni simili. (www.biblistica.it). Il glottologo Prof. Salvatore Dedola ha sempre affermato che la parola, nella più lontana antichità, era sostanza; da ciò ne discende la medesima confusione.

   Il nome del Cristo, il Messia, fu dunque Yeshùa. Nel nostro linguaggio moderno potremmo dire: un nome che era tutto un programma. Esso significa infatti “Yah [Dio] è salvezza”.

   Nel caso di Yeshùa la traduzione italiana corretta sarebbe Giosuè, tuttavia questo genererebbe confusione (data l’ormai universale accettazione del nome inesatto “Gesù”); secondo alcuni linguisti ripristinare il nome originale ebraico parrebbe quindi la scelta corretta, tanto più che Yeshùa è proprio il nome con cui suoi contemporanei lo chiamavano.

   Per una mente che ha l’orecchio abituato a nomi come GesùPietroGiovanniSauloMatteoLucaMaria, eccetera, può sembrare surrealistico udire i nomi veri corrispondenti: Yeshùa, Kefa, Yokhanàn, Shaùl, Matài, Lukàs, Miryàm. Eppure, a ben pensarci, non è invece surrealistico evocare personaggi storici con nomi sbagliati?

Sull’appartenenza ovvia ed inconfutabile di Gesù al modo ebraico mi occupo anche e perché ultimamente, grazie agli enormi passi avanti fatti dallo studio della linguistica antica, è ormai attestata l’appartenenza anche della lingua sarda al gruppo delle cosiddette lingue semitiche; sento di conseguenza una maggiore vicinanza della cultura sarda a quella semitica (e semiti erano ovviamente anche i fenici). Non è inoltre un caso che in Sardegna ci sia una percentuale altissima di cognomi di origine ebraica.

L’appartenenza di Gesù all’etnia ebraica è confermata dal primo versetto del Nuovo Testamento che recita “Libro della genealogia di Gesú Cristo, figlio di Davide, figlio di Abrahamo. È evidente da passaggi come “è noto infatti che il nostro Signore è uscito da Giuda,” che Gesù discendesse dalla tribù di Giuda, dalla quale proviene il nome “Giudeo”. Inoltre nella genealogia elencata in Luca si ricava chiaramente che Maria era discendente diretta del Re Davide.

Ancora, Gesù era un ebreo praticante ed entrambi i genitori di Gesù avevano osservato tutto quello che prevedeva la legge del Signore. Gli zii Elisabetta e Zaccaria erano a loro volta degli ebrei osservanti della Torah , per cui possiamo affermare che molto probabilmente l’intera famiglia prendeva molto sul serio la fede ebraica.

Nel sermone del Monte Gesù affermò ripetutamente l’autorità della Torah e dei Profeti persino nel Regno dei Cieli. Gesù frequentava regolarmente la sinagoga e i suoi insegnamenti erano rispettati dagli altri ebrei del suo tempo. Gesù insegnò nel Tempio ebraico di Gerusalemme e se non fosse stato ebreo non gli sarebbe stato semplicemente permesso di entrarvi.

Gesù mostrò anche di essere un ebreo praticante ed infatti Indossava gli tzitzit ai lembi delle sue vesti in ricordo dei comandamenti, osservava la Pasqua Ebraica e andò a Gerusalemme nel giorno in cui si celebrava un pellegrinaggio importante per gli ebrei. Osservava il Sukkot, o festa delle capanne e andava a Gerusalemme come richiesto nella Torah. Osservava anche Chanukkah, la festa delle luci e probabilmente anche Rosh haShana, o festa delle tromba, il capodanno religioso. Se qualcuno avesse ancora dubbi sarebbe n malafede.

Quanto all’appartenenza della lingua ebraica alla medesima grande famiglia delle lingue semitiche al pari di quella sarda, è sufficiente leggere con attenzione le ormai innumerevoli testimonianze scientifiche tra le quali non posso non citare il contributo puntuale e scientificamente rigoroso del Prof. Salvatore Dedola, che sul punto afferma una verità inconfutabile: ” In linguistica occorre operare confronti lessicali e morfemici sino al più arcaico vocabolo che, in un’area indagata a raggio adeguato, possa credibilmente confrontarsi col vocabolo di oggi. Stabilire che il livello-base delle lingue tirreniche o mediterranee sia la lingua latina, significa rinunciare al criterio storicistico; equivale ad ammettere che prima di Roma la storia nel Mediterraneo non si sia mai svolta oppure (ed è lo stesso) ch’essa sia obiettivamente inconoscibile. Invece la storia del Mediterraneo e dintorni è nota, con soddisfazione generale, fin dai millenni pre-greci. Mentre la conoscenza delle lingue ad essa correlate affonda ancora più lontano nel tempo e nello spazio”.

In un altro passo lo stesso Dedola afferma: ” la Lingua Sarda è arcaica, aborigena, risale alle origini del linguaggio, e condivide con la Lingua Sumerica assai più della metà del proprio vocabolario. Come si noterà leggendo oltre nonché nel corpo dell’intero Dizionario, la mia scoperta è scientificamente dimostrata e rimane in attesa, se ce ne fossero, di prove contrarie. Come attende prove contrarie lo stesso dizionario egizio, il quale condivide metà della lingua sumerica.

Concludendo, per gli amanti della Storia con la S maiuscola, Gesù era ebreo e parlava una lingua che aveva molto in comune con la lingua sarda, collegata ad essa nella psua parte più arcaica; un motivo ulteriore per rispettare e sentire più vicina e affine la cultura ebraica storica e contemporanea.

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