SARDISTI IRLANDISTI: 1921-2021 CENTO ANNI DALLA NASCITA DELLA REPUBBLICA D’IRLANDA E DEL PARTITO SARDO D’AZIONE di Mario Carboni

Il 22 agosto 1922 fu ucciso in una imboscata Michael Collins-Míċeál Ó Coileáin , il primo irlandese a ricoprire la carica di Primo Ministro della Repubblica d’Irlanda.
I militanti del PSdAz considerati dagli avversari separatisti erano soprannominati dispreggiativamente “irlandisti” in analogia al secessionismo irlandese, per questo ci chiamarono e adottammo anche noi il termine “ sardisti”.
Anche precedentemente alla nascita del PSdAz, le vicende irlandesi, una resistenza al dominio e alla colonizzazione inglese durata centinaia di anni, erano note in Sardegna e punto di riferimento di molti giovani che maturavano sentimenti e coscienza indipendentista.
Anche Gramsci studente a Cagliari partecipava a riunioni di giovani studenti impegnati, gridava “ a mare i continentali” e voleva l’indipendenza sarda.
A Cagliari e Sassari, nel 1922, erano presenti due Circoli di giovani sardisti, irlandisti programmaticamente, il Nuraghe rosso a Cagliari, l’Ulster a Sassari.
Ad un anno dal centenario della sua morte e per la coincidenza del centesimo anniversario della nascita dell’EIRE-Stato libero d’Irlanda, chiamato così dal nome in gaelico dell’isola d’Irlanda e oggi noto come Repubblica d’Irlanda, con il centenario della fondazione del PsdAz-Partidu sardu mi è sembrato utile ricordare da sardista Michael Collins e il suo assassinio dopo la nascita dello Stato libero d’Irlanda e la fine della guerra d’indipendenza dall’Inghilterra.
Non con complesse argomentazioni ma per segnalare fatti, indicare vie di studio e maggiore informazione .
Allora i sardisti erano informatissimi dei fatti d’Irlanda e li assumevano come fonte d’ispirazione per i loro obbiettivi indipendentistici anche se per ovvi motivi erano abbastanza dissimulati con i progetti autonomistici considerati più coerenti con la situazione concreta della Sardegna sottomessa al colonialismo del Regno d’italia.
Proprio nel 1921 Collins raggiunse l’accordo col Regno Unito che faceva conquistare gran parte di ciò che avevano sempre desiderato in tanti anni di lotta cruentissima, sofferenze, carcerazioni e condanne al patibolo..
In particolare ottenne un Parlamento bicamerale indipendente, il riconoscimento di essere una Nazione a sé stante con lingua propria differente dall’inglese e che per questo legittimamente avevano aspirato all’autodecisione nazionale , il riconoscimento per il Parlamento irlandese del monopolio della forza e quindi poter avere il controllo delle frontiere definite con dogana e fiscalità irlandese, un esercito, una polizia e un sistema giudiziario propri e indipendenti caratteristiche della massima sovranità statuale.


Con il Trattato non si ottenne il tutto ma quasi, furono perse le contee protestanti che erano in massima parte filoinglesi e si accettò di far parte del sistema dei Dominion che consentiva un ruolo transitorio alla monarchia inglese , puramente formale e che cessò velocemente.
Una parte dei rivoluzionari irlandesi non accettò gli accordi ed inizio una guerra civile ma ormai la Repubblica irlandese era fatta.
I teorici sardisti di allora trassero, adattandole alle condizioni concrete sarde, le linee essenziali della loro proposta autonomistica , che era repubblicana e tendeva alla costituzione dello Stato sardo col massimo di competenze ottenibili per allora, che non poterono completamente mettere nero su bianco in una proposta coerente anche se i principi base erano ben definiti per l’emergenza costituita dal sorgere del fascismo, al quale i sardisti si opposero strenuamente, sino ad essere costretti all’autoscioglimento e a sopportare resistendo il giogo fascista e monarchico per un ventennio.
L’attenzione sardista era più che altro focalizzata sui principi dell’ sperienza di realizzazione finale irlandese basata sulle sulle diverse proposte ottocentesche di Home rule e in particolare dell’Home rule confederation che divenne proposta di legge concreta inglese con la presentazione nel1893 da parte del Primo Ministro liberale W.E.Gladstone di un Home rule bill che fu però respinto.
Migliore fortuna ebbe nel 1914 e in condizioni probabilmente influenzate dalla situazione di guerra con gli Imperi centrali del progetto di Home rule presentato nel1912 da H.H.Asquith ma divenuto legge solo nel 1914, sia per dare uno sbocco alla questione irlandese che a quella indiana, le cui originarie rispettive truppe erano indispensabili nella Grande guerra.
Comunque i principi basilari dell’Home rule per l’Irlanda quali la fine dell’unione con la Gran Bretagna pur con una forma di Associazione, l’istituzione di un Parlamento, di un Governo e di una Amministrazione autonomi a Dublino furono la base della trattativa condotta da Collins e i cui echi riportati dalla stampa italiana ed internazionale erano ben noti ai sardisti e negli anni precedenti a chi in Sardegna si interessava di politica.
Questa proposta fu però avversata con estrema durezza dai protestanti delle Contee dell’Irlanda del Nord e trovarono applicazione solo nelle contee cattoliche dell’Irlanda meridionale completamente cattolica.
Una spiegazione del disinteresse

dimostrato dai sardisti per la questione linguistica sarda nelle loro proposte di Autonomia statuale e federalismo, può essere individuata nel fatto che anche se nella rivoluzione irlandese era presente la rivendicazione di recupero ed uso ufficiale della lingua Gaelica da parte dello Sinn Féin, il partito nazionalista irlandese che appunto così si era chiamato in lingua gaelica, questa era stata parecchio sostituta dalla lingua inglese e l’elemento portante della rivolta irlandese in effetti non fu la lingua ma la religione cattolica, per cui i rivoluzionari irlandesi erano individuati in generale come cattolici, fede religiosa divenuta elemento portante della loro caratteristica etnica e quindi nazionale.
Altro elemento che può dare una spiegazione del disinteresse per la lingua sarda sia negli anni precedenti che in quelli della prima presenza sardista può essere che la focalizzazione sull’Irlanda si sommasse alla scarsa conoscenza dei movimenti nazionali del centro Europa e in particolare dall’area dell’Impero asburgico a quella slava del sud sino alla Polonia e all’Impero russo., nei quali le rivendicazioni nazionali e di autodeterminazione avevano come elemento portante e ben argomentato la questione linguistica sia sul piano culturale e identitario che in quello politico interessando non solo i movimenti nazionalistici locali i sino ma anche il marxismo ed in particolare l’austromarxismo e il nascente leninismo.
Quest’area politica era nascosta ai sardi da una barriera culturale consistente nel nazionalismo italiano che aveva colonizzato con la scolarizzazione e il mito risorgimentale gli strati formati per essere classe dirigente dalla scuola all’università e alla formazione nell’esercito con la coscrizione obbligatoria ed il professionismo militare molto presente come ascensore sociale sia per provenienti da aree urbane che di campagna.
Tracce di questa formazione si rinvengono nella prima pare del sardismo nel quale rivendicazini radicali di autonomia convivono con affermazioni patriottarde diitalianità che non possono solo essere spiegate con l’origine combattentistica dei quadri più importanti sardisti e che in seguito facilitarono l’adesione all’impresa fiumana, il percorso verso il sardo-fascismo e soprattutto l’anazionalismo sardista sino alla fine della prima metà del secolo scorso.
Solo con le teorizzazioni di Simon Mossa, dell’innesto del neosardismo, che aveva fatto della questione della lingua nazionale sarda la sua battaglia principale, nel PsdAz, IlPartito sardo d’Azione è divenuto un partito nazionalista sardo in quella fase nota come Terzo sardismo e che si avvia a evolvere nel Quarto sardismo i cui elementi sono presenti ed in evidenza proprio in questo anno centenario della sua fondazione e che si spera possano emergere dal dibattito politico e dal confronto di maggioranza e minoranza se esprimeranno tesi diverse nel prossimo Congresso natzionale sardista.

Solamente con la caduta del fascismo e l’eliminazione della monarchia i sardisti poterono mettere mano alla loro proposta di Autonomia federalista, che come sappiamo non fu accettata dalla Costituente che nell’ultimo giorno utile partorì il nostro Statuto vigente, ottriato, amministrativo e nato debole,con poteri limitati e soprattutto non federalista. .
Se si studiano le due proposte sardiste iniziali di Statuto nell’elaborazione dello Statuto sardist, ma anche quella finale pubblicata sul Solco è evidente la presenza dell bouquet di poteri esclusivi che quel Trattato anglo-irlandese del 1921, negoziato da Collins, aveva permesso all’Irlanda di fare il primo gigantesco passo verso la completa indipendenza statuale e la nascita dell’EIRE.
Purtroppo il sardismo oltre alle forze politiche stabilitesi in Sardegna nell’ immediato secondo dopoguerra con testa a Roma e di formazione centralista e italianista, sia nella Consulta regionale che nella Costituente si trovò davanti un implacabile nemico centralista che fece molti danni: il comunismo e il socialismo allora alleati ed ambedue stalinisti e contrari sia all’autonomia che al federalismo che si saldò con la Democrazia Cristiana vagamente autonomista ma sempre contraria al federalismo e all’ipotesi sardista.
Oggi risalta come attualissima la proposta sardista che prevedeva la completa potestà fiscale, nella cultura e nell’ insegnamento, sui beni archeologici, nei trasporti interni ed esterni, nella salute, per la polizia con un sistema giudiziario autonomo ed altri che qui sarebbe lungo elencare, in un sistema completamente indipendente da quello italiano e sottomesso esclusivamente alle leggi di un Parlamento sardo in un rapporto federale interno ed esterno con la Repubblica italiana..