Gramsci: idee legate alla sua terra, oltre il suo tempo, di Paolo Leone Biancu

IL PENSIERO CHE CI ACCOMPAGNA

Articolo di Paolo Leone Biancu.

Docente di economia nel Centro Universitário FIB – Corso di Amministrazione Generale.

Rua Cassilandro Barbuda n. 1096, ed. Jóia Tropical , apto. 401

41760 -110 Costa Azul – Salvador – Bahia

Tel. 005571/3271-8823 / 9195-0288; pbiancu@fib.br ; paolobiancu@yahoo.com.br .

SOMMARIO

Scrivere un articolo su Gramsci é da considerarsi una sfida; questo – in particolare – vuol far scoprire un aspetto del pensatore, ai piú sconosciuto, ovvero l´analisi di Gramsci – figlio della Sardegna. Il Gramsci rivoluzionario, il marxista problematico, il linguista, la sua figura morale sono aspetti non secondari di questa sua origine, pertanto l´articolo é un tentativo – nuovo – di spiegare le diverse vertenti del pensatore, con una struttura di domande e risposte, che sono il risultato di un seminario con gli studenti del corso di Relazioni Internazionali FIB. Aspetti di una realtá complessa e parziale – figlia del concetto di “Sarditá” coniugato con la ideologia del “Sardismo”, due aspetti della questione sarda – antica e attuale – della quale Gramsci ci fornisce una analisi critica. L´articolo intende dare una spiegazione sul come Gramsci influenzó e ancora influenza studiosi molto distanti dal suo mondo sardo, attratti dalla sua analisi sui problemi vitali della struttura della societá in cui vive e, in particolare, il suo sentire la storia come prodotto dell´intelligenza e non come un insieme qualsiasi di fattori. Il lavoro di ricerca non arriva a conclusioni definitive ma registra dubbi sul fatto che esista una contemporaneitá di Gramsci: é, forse, l´effetto di una veritá “ipso facto” che il pensatore afferma come essenziale oppure una conseguenza della ambiguitá interpretativa del complesso pensiero gramsciano, che porta tanti e diversi studiosi a considerarlo attuale.

Parole chiave: SARDITÁ – STORIA – VERITÁ – COMPLESSITÁ.

                     ANNO ACCADEMICO 2004 -2° semestre

INTRODUZIONE

La política odierna – del mondo intero – presenta una progressiva perdita della importanza delle ideologie ma, nonostante tutto e allo stesso tempo, le analisi della filosofia politica gramsciana continuano; l´intenzione di tantissimi studiosi delle nazioni e realtá piú disparate é trovare soluzioni e spiegazioni ai problemi politici attuali – anche se di ordine diverso da quelli analizzati da Gramsci in passato – attraverso il suo pensiero.

Pertanto, una volta definita l´esistenza di una problematica generale gramsciana dalle molte vertenti, l´autore intende trovare, nello specifico dell´ articolo, spiegazioni e risposte seppur parziali che rispondano al seguente problema: “Come la Sardegna, con i valori della sua societá millenaria, si rifletté in Gramsci e nel suo pensiero politico e come, viceversa, l´analisi gramsciana si é nutrita dei valori locali e della tradizione”?

L´articolo cercherá di intendere – piú che spiegare – la singolaritá della Sardegna  nel panorama politico attuale, in relazione alla Repubblica Italiana e all´Unione Europea, per intendere il Gramsci pensatore politico; questa singolaritá si fonda su molte e differenti questioni: la lingua sarda e le diatribe regionali sulla grafia, l´ambiente umano e la sua specificitá soggettiva – differente da quella meridionale – la questione nazionale sarda come Paese non riconosciuto e, ancora, capire le paure di chi ha proibito – nella scuola italiana – lo studio della Storia Sarda (del popolo-nazione) disgiunta dalla Storia Italiana.

L´obiettivo di questa ricerca é, anche, una lettura regionale di Gramsci che, nella sua contrarietá al teorema della doppia veritá  mostra com molta efficacia il mondo della sua infanzia, un mondo nel quale esisteva una veritá per i governati (Sardus) e una veritá per i governanti (Furisteris) e i loro scudieri (canes de isterzu e ateros). La lettura si propone di far capire ai lettori se il mondo dell´infanzia di Gramsci é cambiato o tutto é rimasto come prima.

L´originalitá di questa ricerca ha come obiettivo specifico una interpretazione a tutto tondo di Gramsci – figlio della Sardegna – detentore degli antichi valori della sua terra che, come dimostrano gli studi attuali e le ricerche sul pensatore politico, in molte universitá del mondo intero, possono essere considerati atemporali e quindi validi nella realtá odierna.

L´articolo si basa – dal punto di vista del metodo – in un tentativo di analizzare e, poi, spiegare i valori di Gramsci con una struttura di domande e risposte che si snoda come una matassa, con alcune referenze relative a convegni e seminari sul“Gramsci sardo” miscelato a un processo di introspezione, di spiegazione dal di dentro, a partire dalla natura del suo pensiero, considerato ancora attuale, ma sopratutto dalla cultura della sua terra di origine. 

L´ANALISI

(1) – Gramsci e la sua terra:

P – Per capire fino in fondo il pensiero di Gramsci si devono prospettare le seguenti domande: come e in che modo la Sardegna entró nella vita e nell´educazione di Gramsci? Come la cultura sarda, contemporanea di Sumeri e Egizi, influenzó Gramsci e le sue idee?

R – Rispondere significa fornire una diversa lettura di Gramsci, a partire da una lettura “sardista in senso lato” dei suoi scritti, affermando che la Sardegna, terra antica, al di lá del tempo ma dentro al suo tempo, é per Gramsci, espressione di una soggettivitá propria, di una lingua e di una cultura differente, territorio di un popolo millenario e di una nazione non riconosciuta.

Gramsci considera la lingua, la cultura e la storia della Sardegna come ricchezze, sempre presenti con i suoi valori nella societá nazionale – regionale; pertanto, attualizzando questi valori, si potrebbe affermare che gli stessi dovrebbero essere visti come obiettivi per studiare e comprendere le proprie radici e come forme per spiegare l´attualitá odierna “dell´io sardo”, un modo per vivere e gestire senza traumi la moderna dicotomia del “locale-globale”. 

Appropriarsi coscientemente della propria individualitá storica diventa in Gramsci una forma di intendere la sua relazione con la Sardegna, di identificarsi con la sua comunitá, con i luoghi fisici della sua infanzia, con le tradizioni e il folclorico-popolare (Orrú, E. 1999).

Gramsci percepisce, quando si trasferisce per studiare a Cagliari – dopo la sua infanzia a Ghilarza – la sua condizione di figlio della provincia e di quella realtá; comprende, nelle sue prime esperienze di acquisto in cittá – la differenza tra una economia di scambi e un´altra che si basa sulla moneta e come la mancanza di soldi possa essere vissuta in forme drammatiche, portando le persone a una povertá totale, assoluta e senza soluzioni. In questo periodo inizia la sua formazione e la sua integrazione con sistemi concettuali piú ampi e generalizzanti.       L´esperienza socialista del fratello Gennaro a Torino, la figura del padre – esempio e espressione del sistema conservatore dell´epoca – la formazione scolastica laica cominciano a  produrre effetti sensibili nella sua formazione culturale e umana (Carrus, N. 1996).

La sua identitá di “essere un sardo” non é un fatto marginale nella sua formazione culturale; il Gramsci provinciale cerca di capire meglio la sua cultura di provenienza, di intendere le interrelazioni con la realtá complessa dell´insieme costituito dalla situazione italiana e come tutto ció possa rapportarsi con le culture dell´Europa e del mondo intero. In questo modo ci fornisce una prima spiegazione per comprendere come la cultura sarda – di un territorio fisicamente definito – possa relazionarsi con ció che sta fuori dai suoi confini geografici, per vincere quelle forme provinciali chiuse di pensare e passare, cosí, a forme aperte di essere provinciale come profondo conoscitore delle radici e della propria cultura, un modo affinché ogni singolaritá (deu/deo) possa intendere gli altri e comunicare i suoi valori soggettivi e socio-culturali alla costruzione di una cultura universale (Cocco, F. 1996).

Particolarmente interessante é la posizione di Kate Crehan (2003), antropologa inglese; la sua idea di cultura é espressa nella forma seguente:

  • “La cultura legata al luogo di nascita, dell´infanzia e dell´adolescenza é rilevante nella nostra quotidianitá, nella nostra esistenza e nella nostra relazione con l´informazione; questo filtro singolare, che é la cultura, viene percepito nei Quaderni gramsciani con una forma insolita e con una sua struttura originale, offrendo cosí stimoli significativi alla ricerca antropologica, ponendo in discussione una serie di premesse logiche, generalmente accettate”.  

La Crehan continua affermando che:

  • “Nel pensiero gramsciano, la  cultura é il risultato di un insieme di elementi come idee, istituzioni, credenze e attivitá, il tutto storicamente contestualizzato. In Gramsci, la cultura é sempre in rapporto con un tempo e uno spazio determinato, é una entitá che si modifica in funzione di vari elementi, uno dei quali é l´interazione fra culture”.

Si capisce, pertanto, come Ghilarza sia la sua realtá iniziale di referenza e come quell´ambiente umano, i luoghi e i ricordi  diventino nei “quaderni dal carcere” dei segni e segnali di resistenza. Ghilarza é il luogo dove si forma il carattere di Gramsci; in questa cittadina della província sarda, Gramsci si rende conto che, da un lato, esistono forme provinciali di vivere e pensare e dall´altro lato ve ne sono altre differenti che possono relazionarsi con le prime. Per Gramsci la relazione tra culture é anche economica e ció si puó percepire chiaramente analizzando la relazione tra dominanti (Furisteris) e dominati (Sardus), tra detentori dei mezzi di produzione e quelli che ne possiedono in misura minima, tipici del capitalismo di tutti i tempi e non solo del tempo di Gramsci; bisogna ricordare che il capitalismo di quell´epoca (e anche dell´attuale) e il potere che ne deriva hanno fatto sí che molti italiani emigrassero in Brasile e non solo (e ancora emigrano).

  • Allora come oggi, autoritá e politici non rivelano interesse alcuno nella ricerca di una comunicazione effettiva con i sardi all´estero, ma avviano  estemporanee manifestazioni di cui non si capiscono le finalitá che, sommate ai soliti contributi, senza alcuna rilevanza economica, ai Circoli Sardi, favoriscono solamente il solito  ristretto gruppo di privilegiati. (Nota dell´autore).

(2) – Relazione di Gramsci con il Mondo

P – Come spiegare lo studio del pensiero gramsciano nel mondo intero?

R – Il modo migliore per evidenziare come Gramsci appartiene al mondo intero é: 1- ricordare che una grande maggioranza di studiosi lo considerano un pensatore attuale di   e, 

2- devesi, anche, sottolineare con forza come una delle caraterristiche piú peculiari della sua personalitá sia stata il suo amore per la veritá. Nel giornale che fondó “L´Ordine Nuovo”, appare nel frontespizio una frase “Solo la veritá é rivoluzionaria”. Il grande insegnamento che Gramsci comunica al mondo, agli amici e agli avversari, é dire sempre la veritá completa, tutta intera, quella veritá che puó anche diventare um rischio soggettivo per chi la pronunzia, che non puó nascondersi dietro parole insignificanti. (Cardia, 1996). 

L´accettazione odierna di Gramsci di una parte della destra e non solo della sinistra, mostra come le categorie del suo pensiero siano considerate universali, perché appartengono a tutte le forze sociali che fanno la storia dell´umanitá, per quelli che lottano per liberare tutti gli esseri umani dallo sfruttamento, sia ideologico, sia economico. Ma il pensiero gramsciano, fondato principalmente sul concetto di veritá assoluta, pertanto universale, emigró per i  piú diversi punti cardinali, negli USA come in Giappone, nell´America Latina come in Europa. Per questo, molti studiosi del pensiero gramsciano hanno bisogno di capire meglio le ulteriori e diverse categorie concettuali di Gramsci per spiegare ai propri studenti quanto, come e perché Gramsci possa essere considerato, ancora oggi, un pensatore attuale.

Per alcuni, l´attualitá di Gramsci risiede nell´ambiguitá del suo linguaggio político, nella complessitá del suo pensiero – non finito, complicato e con una articolata estensione; Gramsci cerca una forma per rivoluzionare il mondo in cui vive, il personale e il collettivo, e, contemporaneamente, tenta far vedere che esiste una centralitá della política, uno strumento potente per costruire il mondo. 

In un convegno del 1991, Cammett affermava che il linguaggio político attuale é impregnato dell´influenza gramsciana, che la forma di pensare e di fare politica usa l´inventario concettuale di Gramsci; nello stesso convegno, un altro studioso – Forgacs – argomentava il contrario, dicendo che gli scritti gramsciani erano ambigui per l´impossibilitá di dedurre con chiarezza una qualche linea di azione.  

Ma l´ambiguitá di Gramsci, secondo alcuni studiosi, é quella di aver sviluppato um pensiero complesso, difficile da capire, molto articolato e ricco, sia nei concetti che nel contesto esplicativo.  Bootham (2003) attrae l´attenzione sulla grande varietá di approcci nello studio dei “Quaderni”; é convinto che un concetto abbastanza universale é quello della traducibilitá di Gramsci, che puó essere considerato una forma trasversale per intendere tutti gli ambiti della riflessione gramsciana.

Solinas (2003) cerca di interpretare l´attualitá di Gramsci, usando nello spiegare il conflitto iracheno, le categorie gramsciane di egemonia, consenso e coercizione. 

Cardia (1999) considera attuale il pensiero gramsciano, per le seguenti ragioni :

  • Gramsci fu un precursore della lotta contro tutti i dogmatismi e i concetti meccanicisti, della gestione autocratica di Stalin, cosí come delle versioni fideistiche del socialismo. 
  • Gramsci fu un pensatore peculiare nelle sue teorizzazioni, estremamente critico e dialettico, con riflesssioni che, ancora oggi, sono considerate indispensabili contro alcune aberrazioni di pensiero.

(3) – Sarditá, Sardismo e Universalismo in Gramsci.

P – Come si coniugano “sarditá”, “sardismo” e universalitá in Gramsci?

R – É fondamentale che si faccia un´attenta analisi per spiegare come questi tre concetti sono interiorizzati da Gramsci e come si riflettono nel suo pensiero. In primo luogo, bisogna definire in modi semplici, per farla capire a tutti, che cos`é la “Sarditá”, ovvero un sentimento, de “saudade”, la forma piú diretta di riferirsi alle proprie radici, siano esse culturali, sociali o individuali; i ricordi delle radici sono i ricordi della propria terra, dell´umanitá, della natura e della cultura del luogo e che riportano alla memoria singolare di ogni sardo e che, sempre, furono presenti anche in Gramsci, referenza costante del suo pensiero, considerato da molti studiosi sardi non importante, in quanto ricorda loro l´incapacitá di essere provinciali aperti e, pertanto, non in sintonia con il pensiero gramsciano. Le immagini che sgorgavano da questi ricordi di vita di Gramsci si rispecchiavano nella sua ricerca teorica, la quale non era solo una elaborazione di forme piú o meno perfette, ma un sentire la realtá, cioé quel mondo antico, vissuto in tutti i suoi aspetti. Con il mondo delle sue origini, Gramsci non fu conflittuale, ma dovette superare le frontiere di quel mondo per pensare in un modo piú ampio; giammai sarebbe arrivato ad un modo sistemico di pensare se non avesse analizzato come pochi la “sarditá”, un contenitore di molti elementi e forme concettuali, in cui si mischiano i sentimenti, la “saudade” e la critica di ciascuno, in relazione alle forme diverse di essere, di sentirsi e di riconoscersi, una delle tante singolaritá della terra di Sardegna. Un universo, un sistema completamente chiuso all´epoca di Gramsci e che, ancora oggi, puó considerarsi una bolla temporale con caratteristiche peculiari, non migliori di altre, ma incomparabili e irrinunciabili per il popolo e la nazione sarda. 

Intendere quest´ultimo concetto é comprendere – un poco di piú – come il sardo Gramsci si situa di fronte al concetto di “sarditá”e, in particolar modo, quando egli sottolinea che la cultura sarda, anche se limitata territorialmente, possa essere un esempio per altre culture minoritarie, nella lotta quotidiana e costante per la propria sopravvivenza e per essere riconosciute come produttrici di autonome conoscenze e di valori, importanti e altrettanto originali quanto quelli delle culture maggioritarie. Sotto questo punto di vista, Gramsci puó essere descritto come un precursore dell´attuale analisi dicotomica tra cultura globale e cultura locale; questa affermazione sottolinea, rinforzandola, quanto grande sia l´importanza odierna di basare una analisi, con il relativo corollario di politiche per lo sviluppo locale e  la crescita econômica, di Nazioni e Stati, in funzione delle singolaritá regionali e territoriali. 

Il “sardismo” é, invece, una ideologia, i cui fondamenti devono essere ricercati, per essere capiti al meglio, nella storia, nella lingua, nella cultura dell´isola di Sardegna, come forma di vedere e vivere tutto cio che é “locale” come pietra angolare dell´“universale” (Melis, 1996).

Il tema della riforma dello Stato Italiano, obiettivo del sardismo agli albori, é affrontato dal marxista come qualcosa completamente sbagliata; per lui, l´obiettivo doveva essere quello di riformare lo stato affinché si raggiungesse una societá senza classi, dove le differenti subalternitá esistenti si sarebbero risolte – oggetivamente – nel momento in cui avvenisse l´effetivo superamento dello sfruttamento di un essere umano da parte di un altro essere umano (Melis, 1996).

Nell´ottica di Gramsci, il sardismo era importante perché dava al popolo sardo la coscienza dei propri diritti, un gradino di quella coscienza che é da considerarsi come una fuga dalla marginalitá dello sfruttato; oltre questo, egli apprezzava la lotta  e il tentativo dei “sardistas” di mettere assieme tutte le forze vive del territorio sardo e non solo del mondo rurale; ma l´obietivo dello Stato Nazionale Sardo era, per Gramsci, una forma di organizzazione non differente da quella di altri Stati, in quanto il modello non si poneva l´obiettivo di risolvere i problemi tipici della sovrastruttura statale al potere.

  • “L´organizzazione di uno Stato diverso, non conflittuale in termini di classi e in relazione ad altri popoli e stati, deve basarsi unicamente su valori universalmente accettati quali il rispetto dell´altro e la ricerca della veritá sistemica, contrapposta alla veritá individuale e preconcetta, i cui obiettivi irrinunciabili siano l´educazione generalizzata, la coesione sociale e il lavoro” (riflessione dell´autore).

Nella sua permanenza a Torino, Gramsci disegnó il proprio sardismo arcaico in uma societá  differente da quella di origine, dove le posizioni di classe si sovrapposero ai valori ideologici del “sardismo”, dove il território era si um valore importante, ma non il maggior valore in relazione agli altri. La posizione assunta da Gramsci, in questo particolare periodo, é obiettivamente una connotazione politica di segno universale, nel modo in cui sottolinea la necessitá di un differente posizionamento della classe lavoratrice nella struttura sociale affinché si possa arrivare ad oggettivare una societá piú giusta. Le posizioni dei vari studiosi che tentano di spiegare il sardismo di Gramsci, sono state finora molto di piú proiezioni personali che analisi “stricto senso”.

 Melis (1996) afferma, in una sintesi interessante che: “Gramsci é sardista a tutto tondo quando esprime con forza la volontá di dialogare com il mondo, per liberare la societá sarda e per aiutare le altre a liberarsi dal giogo di ingiustizie che diventano ostacoli nel cammino della storia”.

Valorizzando e sviluppando maggiormente il punto di vista di Melis su Gramsci, si puó affermare che l´universalitá di Gramsci é il risultato concreto del concetto di veritá – senza interpretazioni – che arriva, perció, implicitamente a tutte le coscienze del mondo intero insieme al messagio morale della sua vita e della sua lotta.; é un patrimonio universale in quanto l´analisi gramsciana appartiene a tutti i lavoratori, perché cerca di superare gli egoismi particolari, esaltando il senso etico della vita nel compimento del il proprio dovere. 

(4) – Gramsci : un pensatore del suo tempo e oltre…

P – Perché pensare in Gramsci al giorno d´oggi?

R – Nel 1996, in un dibattito svoltosi all´Universitá di Cagliari, il prof. Nonnoi presenta e spiega in modo critico la supposta relazione esistente tra il pensiero di Gramsci e l´uso scorretto di alcuni studiosi nell´ analizzare la societá contemporanea. Egli sottolinea, in particolare, due elementi: il primo é che il mondo nel quale si é evoluto il pensiero di Gramsci ormai non esiste piú; il secondo punto é una conseguenza del primo, contestando con forza l´affermazione che Gramsci sia il pensatore politico piú studiato al mondo. Per rafforzare la prima affermazione, egli analizza come il capitale e il lavoro odierno hanno una struttura diversa da quella degli inizi del secolo 20, che il partito comunista e la societá dei soviet sono cambiati profondamente e svuotati dal di dentro, cosí come la democrazia rappresentativa, con tutti i suoi limiti, si é affermata in Italia, dopo Gramsci. 

La considerazione che Gramsci sia il pensatore italiano piú studiato nel mondo é, per Nonnoi, una forma rituale di pensare e, continuando con il suo raziocinio, sottolinea come la veritá possa fondamentarsi in una analisi che considera la crescita di studi sulla filosofia di Gramsci, in Paesi come l´America e la Gran Bretagna, una dimostrazione che la sua figura morale e i suoi paradigmi sulle vicissitudini umane, sono ormai valori universali.

P – Qual`é la relazione di  Gramsci con il foclore e la cultura locale

R – Per Gramsci il folclore doveva essere visto come elemento di un vasto insieme, attraverso il quale fosse possibile sviluppare quella cultura innovativa – per le grandi masse popolari – che utilizasse un serio livello di insegnamento per superare quella distanza che divide la cultura moderna dalla cultura popolare o folclore. Gramsci, infatti, considerava il folclore come una concezione anacronistica, ritardata e provinciale degli ambienti popolari, tipica delle situazioni culturali dell´interno; allo stesso tempo, peró, era convinto che bisognava capire di quali elementi si impregnava il folclore, come il sentire comune l´affrontava, quali forme differenti di coscienza sociale faceva sbocciare e come tutti questi processi condizionavano la letteratura popolare. 

Secondo Angioni (1996) “bisogna immaginare Gramsci che, nel pensare alla sua isola, sottolinea come l´identificazione della Sardegna – vista come collettivitá unica e originale – é il risultato di un livello maggiore o minore di isolamento storico; una collettivitá che, nelle sue varie forme di folclore, esprime un insieme di concezioni del mondo e della vita che ha una grande importanza storica perché bisogna distinguere – nel folclore – i diversi strati sovrapposti: lo strato fossilizzato che riflette condizioni della vita passata, il conservazionista e il reazionario che, assieme, rappresentano relazioni politiche e sociali e, infine la innovatrice, spesso creativa e progressiva, spontanea nelle forme, in cui mostra condizioni di vita nello stadio di sviluppo contrapposte alla morale delle classi dirigenti”.

Meditare su  Gramsci, visto come studioso sardo del folclore, significa rispolverare vecchi concetti e vecchie idee per comprendere il presente; inoltre, bisogna ricordare alcune motivazioni al fine di ricostruire e comprendere il suo raziocinio in relazione al passato della Sardegna, un passato di subalternitá che, ancora, ha relazioni con il presente, relazioni diverse peró, perche le attuali derivano piú da responsabilitá locali e non, come in passato, dalle responsabilitá del centro e dei dominatori che arrivavano dal mare (furisteris). 

Ancora, con Angioni, si puó affermare che: “Ritornare, oggi, al pensiero del Gramsci sardo é urgente per attualizzare  la prospettiva; esaminare, infatti, in termini gramsciani, i problemi della cultura popolare tradizionale e di quella odierna massificata, in Sardegna come in qualche altro posto al mondo, significa affrontarli esattamente nel punto in cui si trovano, ovvero in quel punto nel quale si é ricercato il massimo di tentativi di soluzione”.  

P – Chi é Gramsci, interesse di tanti studiosi di aree differente?

R – Egli é un pensatore che va al di lá del suo tempo; per giustificare questa concisa definizione bisogna abbordare le sintesi di alcuni dei vari studiosi del pensiero gramsciano:

  • Tagliagambe (1996) fa un tentativo per comprendere il concetto di tempo, in modo specifico del tempo storico di Gramsci; lo definisce come un atto di sintesi e cioé: “Quel tempo che si relaziona ai soggetti sociali che partecipano della storia, che a sua volta, interagisce e si adatta al loro ritmo, dei soggetti localizzati nel passato, presente e futuro e che, infine, definisce l´identitá di questi attori”. Tagliagambe crede che queste intuizioni gramsciane possono essere apprezzate di piú nell´osservare gli obiettivi di ricerca nelle neuroscienze, di quella area specifica che tenta investigare e rispondere al problema della relazione trai l tempo e l´identitá singolare dell´essere umano.
  • Sole (1974), in diversi seminari, cerca di spiegare il ritmo interno del pensiero e del periodizzare di Gramsci affermando che: “scrive in italiano ma pensa e struttura le frasi in sardo; Gramsci é espressione di  una sintesi originale dei due sistemi linguistici e culturali ovvero il sardo e l´italiano: un matrimonio felice tra la cultura sarda che fornisce le strutture semiotiche di base, tra le quali si apprezza il gusto per la forma e l´argomentare tipico dei pastori, cioé l´equilibrio tra azione e conoscenza e la cultura europea e italiana, che riorganizza quelle strutture in forme definite e di grande tensione  dialettica. 
  • Rudas (1991) sottolinea che il pensiero gramsciano puó essere osservato nella sua dimensione creativa di pensiero tipicamente divergente e/o laterale, pertanto aperto, che rifugge da strutture logiche fisse: presenta fluiditá (molte risposte per una domanda), flessibilitá (grande numero di categorie concettuali nella sua ricerca), originalitá (capacitá di esprimere idee inedite e innovatrici); inoltre, elaborazione (carattere estremamente articolato e dinamico di ciascuna definizione o enunciato), immaginazione (percezione nello scoprire nuovi modelli, nuove relazioni e connessioni), motivazione (desiderio di definire ogni espressione, di precisare l´idea espressa) e esperienza (capacitá e abilitá di usare conoscenze specifiche).
  • Mistretta (1996), rettore dell´Universitá di Cagliari, rileva come Gramsci  avesse una grande attenzione verso il ruolo degli intellettuali, del ricercatore e del laureato, in funzione dello sviluppo e del miglioramento continuo della Universitá come struttura principale e fucina qualificata per stimolare il sistema delle autonomie democratiche. Sottolinea come Gramsci credeva nei risultati della scienza, ma sapeva che non esiste niente di definitivo e che tutto é migliorabile nel tempo; questo fatto appartiene alla dinamica storica e, pertanto, ha bisogno di una interpretazione personale e filosofica del pensiero che deve essere in rapporto con il processo storico. Con referenza al mondo sardo e, nello specicifico, al mondo della cultura e dell´educazione, Mistretta rilcorda la distinzione gramsciana tra cultura democratica e antidemocratica; egli afferma che per Gramsci la cultura classica é democratica e la formazione professionale é antidemocratica, perché la prima produce intellettuali e la seconda operatori piú o meno versati nelle diverse professioni. Per Mistretta, con le parole di Gramsci: “bisogna convincere la maggioranza che lo studio e la ricerca son qualcosa di molto faticoso”; é necessário creare, pertanto, una nuova classe di intellettuali, con la quale avanzare per superare una certa concezione, abbastanza diffusa, di una irriducibile separazione tra scienza e cultura; bisogna sforzarsi, invece, facendo tutto il possibile, affinché la scienza si riappropi della cultura e la cultura riscopra la scienza. 

(5) – Conclusioni 

Per affermare la contemporaneitá del pensiero di Gramsci puó farsi una comparazione con l´uso attuale della língua latina. Gramsci e il latino non si studiano per sapere chi é Gramsci e apprendere cche cosa é il latino. Gramsci e il latino sono elementi ideali  di um discorso piú ampio, espressioni della validitá della cultura classica , che abitua al raziocinio  e all´astrazione, capace di mostrarci l´universale e il particolare, l´insieme e l´individuo, elementi imprescindibili del rapporto tra scienza e cultura. 

Affermare il contrario – la non contemporaneitá di Gramsci e del suo pensiero – deriva e dipende da una visione gramsciana , da un modo letterale di interpretare i suoi concetti e le sue categorie logiche, di una spiegazione datata dei fenomeni sociali e economici estinti, interessanti solo per la comparazione con i fenomeni dell´attualitá. 

Questa dicotomia appartiene al pensiero gramsciano; l´origine é, per Gramsci, importante e fondamentale perché egli é stato quello specifico uomo e, allo stesso tempo, non é sufficiente per capire il mondo esterno; il conflitto, che esterna nelle sue opere, esprime la dualitá dell´isolano (come dei limiti di altre situazioni) con il suo mondo dal quale é difficile allontanarsi perché é una sua parte, é al suo interno intrinsecamente, ma limitata dal mare; per intendere il mondo esterno é importante navigare, emigrare, vivere e capire, crescere  e compararsi anche con altre realtá.  

(6) – Riflessioni finali dell´autore.

Nel tentare di capire la sarditá di Gramsci, dell´uomo e del pensatore, cosí come del cittadino di quell´epoca buia della storia, ci si imbatte in un pensiero complesso, che puó essere interpretato ma non stravolto, che puó essere spezzettato in tante parti ma non puó essere inteso senza pensare alla coesione interna che lega i diversi elementi.

Gramsci é attuale e odierno per capire i sardi – odierni – indecisi sul come affrontare vecchi e nuovi paradigmi: da un lato il modello che sta conquistando uno spazio sempre maggiore: gestire e amministrare il proprio territorio senza ingerenze esterne (espressione di interessi forti e di diverse mentalitá), nel rispetto della natura e della collettivitá sarda nel suo insieme, limitando lo sfruttamento incontrollato delle risorse naturali che appartengono a tutti e non solo a un ristretto gruppo di speculatori che, in Sardegna, nell´accezione impropria del termine vengono definiti “IMPRENDITORI”; dall´altro lato, una societá che teme che ció possa avverarsi facendo mancare il referente esterno di turno (uno o piú padri-padroni, uno o piú centri di potere che distribuiscono, da sempre, le varie elemosine); questo fatto fa pensare e dire a molti che il futuro della Sardegna non potrá che essere buio e di sacrifici.

Gramsci é attuale per spiegare la dicotomia tra sardi-non residenti e sardi- residenti , tra sardi costretti a emigrare – per forza e/o per scelta – e sardi che riescono a trovare un proprio spazio, in Sardegna, adattandosi a tutto, purtroppo; da un lato la voglia di conoscere, di vedere e di apprendere – continuando ad essere stessi – ma sviluppando nuove esperienze, dall´altro un percorso – basato sugli elementi della tradizione – “sa domu/o, sa coia, su  traballo/tribagliu, fillus e aposentadoria” – legati colletaralmente a ruoli che supportano le attuali politiche in funzione del futuro dei figli. Da un lato la dinamica come metodo del proprio vivere, dall´altro lato la routine, la continuitá, la mancanza di comunicazione; due mondi che devono reincontrarsi o che devono stare separati? 

Per molti, e sopratutto per i tanti poteri forti che comandano, é preferibile l´attuale situazione; per i sardi-non residenti forse sarebbe meglio un altro approccio, una politica innovativa che consentisse – non solo a parole ma con i fatti – di poter essere parte attiva di un nuovo paradigma per lo sviluppo e la crescita della Sardegna.

Forse, peró, non tanto nuovo se pensiamo alla grande collaborazione tra Shardanas (sardi navigatori) e Nuragici (sardi stanziali); le conoscenze degli altri mercati dei primi – unite alla conoscenza del mercato interno dei secondi – originó e potrebbe ancora originare un´isola diversa, che non dipenda da nessuno pur avendo rapporti con tutti.

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