Arresto Puigdemond? Sono in ballo i diritti politici e civili.

L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, durante la Sessantunesima sessione, approvó nell’anno 2008 il
Punto 68 dell’ordine del giorno, cioé
la bozza di risoluzione della
Dichiarazione delle Nazioni Unite sui Diritti dei Popoli Indigeni
Dando seguito alla raccomandazione contenuta nella risoluzione 1/2 del Consiglio sui Diritti Umani del 29 giugno 2006.

Con questo provvedimento l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha affermato che i popoli indigeni sono pari a tutti gli altri popoli e riconoscendo parimenti il
diritto di tutti i popoli a essere diversi, a considerarsi diversi e a essere rispettati in quanto tali,
Ha afermato anche che tutti i popoli contribuiscono alla diversità e alla ricchezza delle civiltà e
delle culture, che costituiscono il comune patrimonio dell’umanità,
Ha affermato inoltre che tutte le dottrine, le politiche e le pratiche che invocano o propugnano la
superiorità di popoli o individui sulla base della nazionalità o delle differenze razziali, religiose,
etniche o culturali sono razziste, scientificamente false, prive di valore giuridico, moralmente
condannabili e socialmente ingiuste,
Ha riaffermato che i popoli indigeni, nell’esercizio dei propri diritti, devono essere al riparo da
qualsiasi forma di discriminazione,
Consapevole del fatto che i popoli indigeni hanno patito delle ingiustizie storiche derivanti, fra
le altre cose, dalla colonizzazione e dalla spoliazione delle loro terre, territori e risorse, cosa che ha
loro impedito di esercitare, in particolare, il proprio diritto allo sviluppo in accordo con i propri
bisogni e interessi,
Ha riconosciuto l’urgente necessità di rispettare e promuovere i diritti intrinseci dei popoli
indigeni che derivano dalle loro strutture politiche, economiche e sociali e dalle loro culture, dalle
loro tradizioni spirituali, storie e filosofie, e in modo particolare i loro diritti alle proprie terre,
territori e risorse,
Ha riconosciuto inoltre l’urgente necessità di rispettare e promuovere i diritti dei popoli indigeni
affermati nei trattati, negli accordi e nelle altre intese con gli Stati,
Ha auspicato che i popoli indigeni si organizzino per migliorare la loro condizione politica, economica, sociale e culturale e per mettere fine a ogni forma di discriminazione e
oppressione ovunque essa abbia luogo,
É convinta che, grazie al controllo da parte dei popoli indigeni sugli avvenimenti che riguardano
loro stessi e le loro terre, territori e risorse, essi saranno in grado di mantenere e rafforzare le loro
istituzioni, culture e tradizioni e di promuovere il proprio sviluppo in accordo con le loro aspirazioni
e bisogni, riconoscendo che il rispetto dei saperi, delle culture e delle pratiche tradizionali indigene contribuisce allo sviluppo equo e sostenibile e alla corretta gestione dell’ambiente,
Ha sottolineato il contributo della smilitarizzazione delle terre e dei territori dei popoli indigeni
alla pace, al progresso e allo sviluppo economici e sociali, e alla comprensione e alle relazioni
amichevoli tra le nazioni e i popoli del mondo. Tutti questi principi e tutte queste affermazioni solenni non possono rimanere lettera morta e trivano piena corrispondenza nelle mie riflessioni passate sul diritto di autodeterminazione dei popoli. In queste ore il mio pensiero non puó che andare a tutti quei popoli che sono indioendenti o stanno riuscemdo pian piano a riaffermare i propri diritti.

Il mio pensiero va all’ Irlanda, al Galles, alla scozia. Ma anche a tutti quegli stati che sono stati capaci da subito di costruire il proprio stato su basi federali e non centraliste, come gli Stati Uniti d’America, l’ Inghilterra e l’Irlanda. E la Svizzera ovviamente.

In queste ore é in corso a Sassari un sit in e l’ex Presidente della Catalogma Puigdemond é in attesa di un provvedimento giudiziario sul quale esiste, inutile negarlo, un pressing da parte di Madrid .

Egli é in stato di arresto per un mandato di cattura internazionale spiccato dallo stato spagnolo sulla base si una condanna per un reato che tale non é in alcun ordinamento giuridico europeo: sedizione. Pare comunque che la polizia spagnola non sia coinvolta nella vincenda anche se c’é da capire sulla base di quali elementi le forze di polizia italiane avrebbero assunto questa iniziativa, anche considerando che sinora la Corte di giustizia europea aveva categoricamente escluso la possibilità che qualche paese europeo avrebbe potuto giustificare un arresto.

Una violazione, dunque, del diritto di circolazione, un arresto incredibile di un uomo poltico regolarmente votato dai propri concittadini e votato alla causa catalana, un tipo di rivendicazione politica portata sempre avanti con sistemi e strumenti democratici per cui é bene affermare il orincipio che queste posizioni politiche non possono essere chiuse in carcere

La privazione dei diritti poltici ed un mandato di arresto di un parlamentare europeo in carica é un errore poltico grave se non anche un errore tecnico e giuridico. Una persona che arriva on modo trasparente in un paese europeo con una Italia che rischia di infilarsi in situazioni imparazzanti non trattandosi nel caso di puigdemond di persona non pericolosa che porta avanti pacificamente le proprie idee con il pieno appoggio dal suo popolo in modo trasparente e pubblico.

La questione catalana si deve risolvere polticamente, ma il parlamento europeo ha revocato l’immunità al parlamentare catalano Puigdemond e questo non é stato un contributo serio alla pacificazione né alla ricerca di una soluzione.

Rimangono qui grosse perplessotà ed un rischio di indebolimento del ruolo del parlamento europeo perché di fronte ad un voto popolare osatcolare i diritti politici é un fatto particolarmente grave, contro lo stato di diritto.

Il popolo catalano é molto europeista stiamo attenti, come quello sardo. Ma un atteggiamento UE che continuasse su questi binari sarebbe devastante per la tenuta dell’Europa. Sul versante dei diritti dei popoli all’autodeterminazione abbiamo in Italia il caso Sardegna che deve essere risolto sul piano politico, con la sottoscrizione di un nuovo.patto tra Sardegna e Repubblica Italiana capace di proiettare il popolo sardo e la Natzione Sarda verso una nuova stagione di consapevolezza e responsabilità adottando un nuovo statuto, una Carta de Logu noa, capace di recuperare lo spirito federalista della prima proposta sardista pubblicata su Il Solco il 10 Gennaio 1946 e poi affossata da tutti gli altri partiti.

Ad ogni pié sospinto si parla della Costituzione Italiana come la piú bella del mondo. Attendo di vedere come saprà produrre i propri effetti e sulla base di quali principi democratici afronterà oggi il caso Puigdemond e doma i quello della Sardegna. Fortza Paris!