I SARDISTI NON MARCIANO AL PASSO ROMANO E NEPPURE AL PASSO DEL GAMBERO, di Mario Carboni


Le recentissime dichiarazioni spagnole di Giorgia Meloni sul caso Puigdemont e quindi sulla Catalogna per noi sardisti ha significato che nell’ l’accordo programmatico col centro destra é presente il problema Fratelli d’Italia.
Ricordo che alla presentazione del programma elettorale del Presidente Solinas, prodotto con un lungo e positivo lavoro di confronto e sintesi da una commissione nominata da tutti i partiti alleati, solo un alto rappresentante dei Fratelli d’Italia espresse a sorpresa di tutti, perplessità e non condivisione su alcuni punti importanti e qualificanti.
Ma era chiarissimo che in effetti esprimeva una non convergenza, direi storica e con radici lontane, alla trazione sardista che poi avrebbe vinto le elezioni e guidato la Giunta regionale col Presidente Christian Solinas.
Noi sardisti rispettiamo i patti sottoscritti sempre. Siamo anche sperimentati dall’aver provato sulla nostra pelle in passato non solo la resistenza passiva se non il tradimento di alleati e ricordo la pessima esperienza con la sinistra nelle Giunte Melis.
Ed é questa esperienza che ci ha portato ad adottare congressualmente la linea delle cosiddette mani libere e cioè la decisione di stipulare alleanze politiche senza pregiudiziali ideologiche e solo su basi programmatiche.
Queste mani sardiste, ripeto rispettando al massimo la parola data e le alleanze in atto, sono ancora e sempre libere anche per il futuro.
Ricordando prima a noi stessi che l’esperienza politica ci ha dimostrato che quando in una alleanza soprattutto in elezioni più significative é presente il PSdAz questa vince, per cui posizioni come quella espressa dalla Meloni, di vicinanza al centralismo spagnolo, se non proprio di contiguità ai post franchisti, suonano per i sardisti come un invito a porre più attenzione nelle valutazioni del presente pensando ad un futuro non lontano.
Infatti posto che le prossime scadenze elettorali per il Governo della Repubblica porranno al centro di un forte rinnovamento e riforma il federalismo e/o quantomeno la più avanzata applicazione del Titolo V della Costituzione con la realizzazione degli Statuti differenziati e più avanzati col contemporaneo diminuire delle competenze centrali con devoluzione di poteri, una riserva centralista e ipernazionista, porrebbe seri problemi a forze sinceramente federaliste.
Dato che subito dopo si dovrebbe andare alle elezioni regionali sarde, la questione si potrebbe presentare con piu forza é radicalitá estendendosi anche alle successive e sempre molto importanti elezioni a Cagliari.
É chiaro che una radicalizzazione centralista di FdI potrebbe percorrere una deriva antiautonomista e antisarda anche contraria a una coniugazione moderata ma non bloccata dei principali temi sardisti e che con le dichiarazioni della Meloni si ostacolerebbe anche la realizzazione di una Unione Europea federale in favore di quella degli Stati accentratori e che disprezzano il diritto all’autodecisione dei popoli che al loro interno richiedono statualitá, diritti civili, linguistici e fiscali nazionali propri e distinti, come appunto la vicenda catalana ha posto in luce.
La reazione positiva, emozionata e corale avverso all’arresto di Puigdemont ha indicato ai sardisti cosa pensa e desidera il popolo sardo e ciò vale molto di più di qualsiasi pur legittima e ben pensata ingegneria elettorale.
Per cui i sardisti di fronte ad arretramenti di alleati su basi programmatiche e strategiche decisive sono pronti ad affrontare un dibattito interno, con gli alleati e tutte forze politiche democratiche, autonomiste, federaliste ed indipendentiste, per verificare e anche innovare patti programmatici indispensabili per superare una crisi gravissima in tutti i sensi sino anche a cambi paradigmatici pur di tenere fede al proprio essere partito sardo e della Natzione sarda impegnato da 100 anni per l’autodeterminazione dei sardi e assicurare loro un futuro migliore andando avanti e non tornando indietro.

Mario Carboni