Un governo di unità nazionale macomerese per il 2023

Nel 2023 i cittadini di Macomer saranno chiamati alle urne per esprimersi sulla conferma o cambiamento dell’attuale amministrazione e già temo il rischio di una società spaccata, divisa, con una guerra anche sul piano personale per la rincorsa all’ultimo voto su programmi che a volte non sono nemmeno così dissimili.

Fui eletto per le prima volta in Consiglio comunale nel 1998 e di nuovo nel 2008 e nel 2013. Di quelle esperienze, ottime sotto il profilo dell’acquisizione di una consapevolezza civica e di una crescita personale, sono stato anche segnato per l’asprezza di campagne elettorali spesso fuori misura, attacchi e imboscate, spasmodica ricerca di artificiose distinzioni.

In questi ultimi anni ho preferito profondere le mie energie in nuove e stimolanti avventure imprenditoriali, oltre che nell’ambizioso progetto di riforma dello Statuto regionale al quale ho dato un pezzo della mia vita, e ho maturato nuove consapevolezze e nuove idee e tra tutte la convinzione che Macomer, come tutti i centri abitati e la Sardegna tutta, debba uscire dalla vecchia logica contrapposta delle superate categorie di destra e sinistra e di un bipolarismo che non fa parte della nostra cultura, ma che, soprattutto, non è utile e funzionale ai bisogni di Macomer.

Oggi i cittadini di Macomer e di tutti i comuni sardi dovrebbero abbandonare l’idea di limitarsi a dare i voti per confermare o bocciare l’attuale amministrazione, ma devono perseguire l’obiettivo di promuovere incisive politiche di sviluppo che non possono essere in alcun modo rallentate dalla vecchia logica delle liste contrapposte e devono convincersi della utilità di una soluzione unitaria che tenga conto del fatto che un piccolo centro come Macomer, dopo anni di crisi, ma ancora con molte frecce all’arco, deve perseguire una soluzione innovativa con la creazione di una lista unica sotto il principio dell’unità di tutti i macomeresi, perché ora più che mai Macomer non può permettersi di lasciare a casa nemmeno una parte delle migliori energie, perché o ci salviamo tutti o non si salva nessuno.

I Governi di unità nazionale sono la formula di governance più adatta ai momenti più difficili o più delicati della vita di un popolo (in Italia se ne parlò nell’immediato dopo guerra e durante la tragica stagione del terrorismo e non a caso si è riproposta nel periodo della pandemia). A mio parere la formula di un Governo di Unità nazionale è, ad esempio, quello di cui oggi ha bisogno la regione sarda per perseguire senza divisioni l’obiettivo fondamentale di una riscrittura di uno statuto che riconosca alla Sardegna i suo status di nazione all’interno di un nuovo assetto federale della Repubblica Italiana, restituendo ai cittadini il protagonismo nella partecipazione alle decisioni fondamentali per la creazione di propri modelli di sviluppo che per funzionare non possono essere imposti dall’alto. Per gli stessi motivi è ciò di cui hanno bisogno tutti i comuni isolani, in una logica di decentramento, consapevolezza ed assunzione di responsabilità da parte dei cittadini, tutti concetti, questi, impraticabili con l’attuale superato ed estraneo sistema politico ed elettorale bipolare ed accentrato nel quale, al controllo dei partiti, tanto criticati, si è succeduto il controllo dei singoli eletti, con l’aggravante che sono divenuti nel contempo troppo forti, ma anche molto soli, lasciati a se stessi, senza alcun supporto, dei veri e propri parafulmini (e ciò e confermato dalla disarmante facilità con cui gli italiani creano in pochi mesi eroi che cadono subito dopo in disgrazia).

Questa soluzione, che postula il superamento di pregiudizi ideologici, ruggini personali, divisioni su questioni ormai superate dal tempo, presuppone la diponibilità mentale ad uscire tutti dal proprio orticello e riconosco che non è facile per nessuno, ma qua si tratta di uscire da quella che nei corsi di formazione chiamano con una terribile espressione “zona comfort”, cioè quella serie di comportamenti che si ripetono negli anni solo perché risulta mentalmente faticoso doversi impegnare in qualcosa di nuovo che si giudica positivo, ma di non facile attuazione.

La ferma convinzione della bontà della mia proposta è frutto di un percorso logico che parte da lontano, dai bisogno di Macomer, ma anche di tutta la Sardegna, di costruire percorsi di governo che smettano di scimmiottare le dinamiche della penisola (che mi pare di poter affermare non sono riuscite certo a risolvere gli annosi problemi dei sardi); in altre parole è giunto il momento di interrompere l’importazione acritica di modelli di sviluppo e di governo estranei alla nostra tradizione ed alle nostre necessità.

Il concetto che è necessario affermare ad ogni livello istituzionale sardo, comuni compresi, è quello dell’unità delle differenze, un concetto molto vicino all’esperienza svizzera, dove, mi piace ricordare e rimarcare, il presidente non è l’uomo solo al comando, ma un rappresentante pro tempore (temporaneo) che dura in carica per appena un anno, per lasciare spazio di anno in anno ad un nuovo presidente eletto a rotazione tra tutti i partiti, minoranza compresa. Un sistema, quello svizzero, di massima condivisione delle responsabilità d governo tra tra maggioranza e minoranza (non opposizione, si noti bene) ad evitare una inutile, sterile, aggressiva e continua contrapposizione poco funzionale agli interessi dei cittadini. Del resto penso che tutti i lettori del presente articolo siano ben consapevoli che nei consigli comunali, come ai più alti livelli di governo, non si premino attualmente le specifiche proposte nel merito, ma si sia spesso deciso sulla base della paternità delle proposte: cioè tutto ciò che dico io è giusto, tutto ciò che dicono gli altri è sbagliato.

Questo perverso meccanismo che noi chiamiamo democrazia, quando inserito in uno schema bipolare come quello attuale e fortemente selettivo a danno delle minoranze, non può andare bene per la Sardegna e per i comuni sardi, tantomeno in un momento storico nel quale è necessario raccogliere le migliori forze ed energie sarde e macomeresi.

Ecco perché, in vista della prossima tornata elettorale, propongo che non si presentino liste con lo scopo di prevalere sugli altri, ma una grande proposta per un Governo di Unità nazionale macomerese capace di aggregare le migliori energie sulla base di obiettivi concreti da raggiungere. Un sogno irrealizzabile? No, è solo una questione di coraggio e di lungimiranza politica,