Repubblica italiana, un utile comparazione con il modello federalista svizzero, di Giuseppe Melis Giordano*

Oggi 2 giugno la Repubblica italiana compie 75 anni. In questa giornata si ricorda l’esito del referendum che si svolse domenica 2 e lunedì 3 giugno 1946 per determinare la forma di Stato da dare all’Italia dopo la seconda guerra mondiale. I cittadini furono chiamati a decidere se avesse dovuto rimanere una monarchia o diventare una repubblica.

Fortunatamente i cittadini scelsero la Repubblica ma i segni della monarchia sono ancora oggi presenti sia sul piano di molte leggi concepite allora, sia sul piano di tanti simboli che qualificano gli spazi pubblici, a iniziare dalla toponomastica e di alcuni monumenti dedicati alla dinastia sabauda per continuare con quel diffuso atteggiamento di riconoscimento seppure “di cortesia” di titoli nobiliari.

A fronte di quella scelta i cittadini italiani sono stati educati a considerare la Carta costituzionale che venne fuori dal processo Costituente come “la migliore del mondo”, un giudizio che risente tuttavia dell’atteggiamento materno secondo cui “ogni scarrafone e bello a mamma sua”.

Ora, essendo trascorsi 75 anni è evidente che se ci sono princìpi validi ancora oggi e meritevoli di essere mantenuti e difesi strenuamente, nel contempo occorrerebbe laicamente riflettere sulla sua capacità di rispondere alle esigenze di una società profondamente diversa da allora.

Il confronto come metodo di valutazione

Affinché la riflessione sulla Carta in vigore sia seria e non inficiata, da un lato, da “ismi” di varia natura e, dall’altro, da approcci parziali e semplificati, vorrei proporre a chi mi legge il metodo del confronto con un’altra Carta costituzionale oggi in vigore in un altro Paese, scelto sia sulla base del livello di sviluppo sociale ed economico raggiunto, sia in base alla capacità di rappresentare al livello più ampio possibile le diversità esistenti.

Questa scelta deriva dal fatto di guardare agli esempi di quanti hanno fatto e fanno meglio dell’Italia. Solo in questo modo si può imparare, con umiltà e senza crogiolarsi in un voyerismo onanistico abbastanza frequente nel “Paese dei 100 campanili”.

Per queste ragioni ho scelto di confrontare la Costituzione italiana con quella della Svizzera, paese confinante, seppure senza sbocchi al mare, non grande ma con un Prodotto interno lordo pro capite che al 2018 era 2,4 volte di quello italiano (https://it.wikipedia.org/wiki/Stati_per_PIL_(nominale)_pro_capite).

Non essendo un giurista il confronto lo farò seguendo pedissequamente l’ordine degli articoli, perché a mio modo di vedere, anche la scelta dell’ordine dei temi trattati è un segnale di come lo stato è stato pensato.

A beneficio di chi legge, considerando che una analisi esaustiva delle due carte richiederebbe tanto spazio e tanto tempo di lettura, limiterò il confronto ai primi cinque articoli.

Continua in un prossimo articolo.

  • Giuseppe Melis Giordano è docente e ricercatore all’Università di Cagliari dove è laureato con una tesi intitolata “Il sistema imprenditoriale della Sardegna e il processo di integrazione europea”.