Simon Mossa e la Zona Franca, di Mario Carboni

STORIA MODERNA SARDA: ANCORA DEL PROFETA SARDISTA SIMON MOSSA.
Simon Mossa scrisse questo articolo sulla Zona Franca nel lontanissimo 1966 in una delle sue tante pubblicazioni con le quali diffondeva il sardismo natzionalista, indipendentista e federalista come suo personale contributo di pensatore e militante azionista divenuto patrimonio attuale del PSdAz.
Da allora, anche per la nascita dell’Unione Europea e per la sua complete ed esclusiva competenza sulle frontiere unionali, regolata dal Codice doganale europeo, le caratteristiche delle Zone franche sono minuziosamente descritte e precisate, mentre come attuatori rimangono gli Stati europei che ne decidono in completa autonomia la creazione, nel loro numero, luoghi, dimensioni e caratteristiche interne regolamentarie, fiscali e doganali, senza nessuna autorizzazione o interferenza europea, dandone una semplice comunicazione a fini statistici a Bruxelles, purché intercluse e con divieto al consumo interno.
Ad oggi il diritto alla zona franca sarda previsto dal nostro Statuto speciale é regolato dal decreto 75/98 che ne hai istituito ben 6 nei principali porti sardi e dalla recente possibilità che ne vengano istituite altre all’interno della ZES Sardegna purché intercluse e secondo il CDE citato . Sempre ad oggi delle 6 , diciamo così statutarie, la Regione ne ha istituite come delegata a farlo dal decreto 75/98 solo 2, Cagliari e PortoVesme, mentre le altre 4 non sono state ancora delimitate e regolamentate.
Nessuna delle già delimitate é funzionante a distanza di 24 anni dalla loro istituzione con la citata norma governativa di attuazione dello Statuto.
Quindi a 75 anni dallo Statuto speciale , a 58 anni dall’articolo di Simon Mossa, a 33 anni dalla storica legge Melis sulla Zona franca sarda integrale e ancora a 24 anni dalla norma di attuazione dello Statuto col decreto 75/98, la Zona franca sarda appare come un miraggio in un deserto coloniale e autocoloniastico dato che da 24 anni le responsabilità della sua mancata realizzazione sono tutte sarde.
L’articolo di Mossa va letto con attenzione perché particolarmente attuale . La crisi ucraina seguita a quella pandemica e non ancora cessata, ha evidenziato la riproposizione dell’egoismo delle aree forti europee del centro nord dell’Unione, la loro rivalità con l’accentuazione del prevalere degli interessi statali con dinamiche purtroppo ben conosciute di situazioni che mettono a repentaglio la vita di aree periferiche come quella sarda e forte compressione autoritaria delle loro autonomie politiche.
Incredibile é il richiamo alle perplessitá britanniche sull’adesione allora ancora MEC che sono state alla base della Brexit e che contraddicono alla radice l’ipotesi sardista originaria degli Stati Uniti d’Europa ma che col rafforzamento probabile del centralismo italiano ancora una volta a difesa degli interessi forti non più, come ai tempi di Mossa, concentrati nel Nord Italia, pongono a forte rischio di arretramento neocoloniale della Sardegna vanificando ipotesi di ampliamento di poteri federalistici per la nostra Autonomia politica.
Gli ultimi diktat governativi di un esecutivo esalante l’ultimo respiro teso ad imporre una monocultura coloniale nel campo energetico la dicono lunga dato che decisi unanimemente da forze politiche componenti che si schiereranno in questa legislatura sia al governo che all’opposizione .
É in corso parallelamente ad un revival del protezionismo fra gli Stati e principalmente Francia, Germania e Italia quell’ordine un protezionismo interno tutto italiano che potrà condurre ad un maggior sfruttamento e subalternità della Sardegna in ogni campo compresa la compressione ancora maggiore della nostra autonomia politica, magari da avversare e punire a beneficio di una nuova ondata di nazionalismo italiano espresso in concorrenza sia da chi ha vinto le elezioni che da chi le ha perse, a causa dello sviluppo di un movimento di identità nazionalista di libertà evidente nel popolo sardo rimandando indietro le espressioni politiche relative che oggi sono rappresentare dal PSdAz e dalla guida sardista nella Giunta regionale, che potrebbe concretizzarsi in tentativi di ogni tipo perché non si ripeta nella prossima legislatura. Per questo la lettura del prezioso scritto di Simin Mossa penso che possa essere utile per capire quanto sia importante avere una chiave di lettura totalmente indipendente dei fatti politici e cercare di realizzare risposte concrete a punti programmatici nel corso della fine legislatura regionale su temi eminentemente sardisti come la Zona Franca, che non sono temi di bandiera da sventolare ritualmente, ma da realizzare perché giusti e unici per affrontare una crisi economica che come un’ondata anomala si sta abbattendo sulla Sardegna.