Il Re dei barbaricini Hospitone erede dei Gigantes di Mont’ ‘e Prama? di Gigi Sanna

In questo lucido intervento, il Prof. Gigi Sanna, noto e sommo epigrafista della cultura c.d. nuragica, ipotizza, sulla base delle sue profonde conoscemze che testimoniano di un’antica casta sacerdotale votatta al dio YHW, una continuità sotto il profilo culturale e religioso tra l’antica civiltà sarda e quella rappresentata dalle genti barbaricine allorquando Carlo Magno cercó di inviare alcuni predicatori cristiani per la definitiva conversione dei sardi.

Gavino Guiso

Il testo che segue é di esclusiva produzione del prof. Gigi Sanna.

La distruzione esecrabile delle statue dei principi sardi, dei figli luminosi ‘tori’ e ‘giudici’ della città templare di Monte ‘e Prama, dovuta, secondo noi, al furore e alla rabbia dei Romani contro i fieri indipendentisti, per altro alleati dei loro nemici mortali, i Cartaginesi, mostra però nella disgrazia uno scenario storico dove bisogna collocare con luce nuova gli attori ‘politici’ che alla fine del III secolo a.C. furono sconfitti e pagarono con la morte o con la fuga nei monti i loro comportamenti giudicati ‘di ribellione’. Amsicora è capo storico raccontato (e in un certo senso ‘glorificato’) ma nello sfondo delle vicende belliche (descritte sommariamente e ‘pro Roma’ vincitrice da Tito Livio) si intravedono i sacerdoti scribi, i custodi del sacrario di Monte ‘e Prama, gli anonimi eccellenti che di fronte alla definitiva sconfitta della battaglia di Cornus (in realtà la battaglia di Riola) e alla morte di Amsicora, loro condottiero, pensarono di salvare il salvabile e cioè i sigilli di bronzo (le ‘carte d’identità) che attestavano le qualità divine dei Giganti dei quali per religio essi erano i devoti funzionari. Quale fu il loro scopo di nascondere, dopo averli strappati precipitosamente dalle statue, gli oggetti sacri nel ripostiglio di Zricotu? E’ evidente che essi intendevano salvare il ricordo dei nomi e delle prerogative dei ‘Giganti’, aspettando, se mai fossero venuti, tempi nuovi di liberazione per la quale ricostruire e templi e statue annientate dai vincitori. Altro motivo, avendo compreso e spiegato da tempo in SAGRA la natura dei bronzi, che riportano nome e cognome dei singoli giganti e la menzione dell’essere loro figli di Yhw, non riesco a vedere. La dicitura in lingua semitica di YHW W HBN (YHW e il figlio) di uno dei sigilli seriali (quanti fossero ancora non lo sappiamo con certezza) ci porta a ritenere che l’atto frettoloso dei sacerdoti fu quello di salvare con la salvezza dei sigilli la memoria più alta della ‘religio’ dei Sardi che veneravano non solo yhw ma anche i suoi figli in terra, i ‘giudici’ (shrdn) e tori luminosi. E’ abbastanza agevole comprendere che detti sacerdoti erano ‘scribi’ perchè sapevano leggere scritture assai complesse con alfabeti ugualmente complessi e antichissimi, inventati mille e più anni prima. Sacerdoti scribi che erano sottoposti, come in Egitto, al sacerdote più grande ovvero al dux sardo o ‘gigante’ che vogliamo chiamarlo. Cosa avvenne e come si comportarono essi dopo essere fuggiti e dopo aver salvato (così almeno ritennero) la memoria della ‘religio’? Anche qui, come per la distruzione delle statue dovuta ai Romani, la risposta mi sembra una ed obbligata: continuarono ostinatamente e con fiducia la battaglia nei monti come capi religiosi e militari assieme. La storia delle rivolte nelle Barbagie e altrove, di cui parlano abbondantemente le fonti storiche, altro non è che la storia della resistenza ad oltranza di questi capi religiosi anonimi che sicuramente con continuità si scelsero un capo. Prova ne sia che per motivi di storia ‘alta’ (storia della chiesa cattolica e non certo storia dei Sardi) improvvisamente spunta una figura come Hospitone, detto ‘re dei Barbaricini’, al quale Gregorio Magno invia delle lettere per accreditare dei predicatori per la conversione delle genti sardi pagane (i famosi adoratori di ‘idoli e di pietre’, a detta del pontefice). E chi mai era Hospitone se non il continuatore di un ‘regno’ ancora, nella sostanza, non del tutto vinto e domato? Chi mai era se non un sacerdote (certo non più ‘scriba’), una guida spirituale, oltre che politico -militare, se è vero com’è vero che Gregorio Magno, capo della cristianità, a lui si rivolge per motivi del tutto spirituali e legati alla ‘religio’?

Il sigillo sacro ‘specimen’ salvato dai sacerdoti scribi ‘per memoria’ nel 215 a.c., una volta attaccato e saldato con il piombo nella statua di uno dei Giganti di Monte ‘e Prama ( il peduncolo in basso è ricostruzione dello studioso Sandro Angei). Ricordiamo che il foro (inspiegabile per gli archeologi) presente nelle statue reca tracce evidenti del piombo della saldatura dei sigilli.

Gigi Sanna