La magia della scrittura in Canaan ed in Sardegna, di Gigi Sanna

LA MAGIA DELLA SCRITTURA IN CANAAN E IN SARDEGNA. GERUSALEMME, CABRAS, SEMESTENE E ABBASANTA.

Articolo di Gigi Sanna

Io credo che dovremo abituarci al ‘guazzabuglio’, ovvero all’anarchia ‘organica’ dei documenti sardi ‘sacri’ dell’età nuragica. Ne troveremo altra di … ‘confusione’ apparente. Si è detto, ormai da diverso tempo che, di norma, i documenti sardi erano realizzati per essere non letti o letti con grande difficoltà. Le scritte isolane di San Nicola di Trullas di Semestene, di Tzricotu di Cabras, di Pitzinnu di Abbasanta, di Alvu di Pozzomaggiore (ed altre ancora) mostrano che la scrittura ( il codice alfabetico) era ancella della magia. Si è detto che solo gli scribi, gli ‘addetti ai lavori’, erano in grado, spesso in gara tra di loro, di leggere e dare senso a della segnica ‘strana’, congegnata in modo da non darne, almeno apparentemente, alcuno. L’asserzione nostra precede quindi non di anni ma di decenni (fine del secolo scorso) ciò che oggi si va sempre più scoprendo in terra di Canaan. I documenti di ‘maledizione’ del Monte Ebal e di Gihon di Gerusalemme (eseguiti, come sembra, da veri e propri artisti scribi specializzati) mostrano in maniera ancora più accentuata ciò che si trova spesso qui da noi. Una scrittura oscura, anomala, aberrante che fa di tutto perchè nessuno o pochissimi riescano ad intenderla. Come procede essa per non essere capita? Si affida ad alcuni accorgimenti, a certe convenzioni, che sulle prime fanno si che essa appaia quello che il Pittau, di fronte alle nostre trascrizioni della documentazione nuragica, disse essere una assurdità, un dato grottesco, un vero e proprio ‘guazzabuglio’. Seguito, naturalmente, in ciò da un coro di pappagalli e pappagallini negazionisti, ingenuamente entusiasti per la facilità e comodità della sciocca denominazione. Eccoli gli accorgimenti:

  • realizzazione di segni alfabetici ambigui (ad es. ‘resh’ e ‘waw’)
  • realizzazione di segni singoli orientati, rispetto alla norma, di 90 o 180 gradi ( si pensi alla ‘aleph, schematica o no)
  • realizzazione di segni molto rimpiccioliti o molto ingranditi, anche in gradazione (piccoli,medi,grandi)
  • realizzazione di segni ‘squadrati’, ovvero alterati geometricamente nella forma ‘rotonda’ della norma.
  • realizzazione di voci (parole) con senso procedenti per lettura in modo vario ( da destra verso sinistra, da sinistra verso destra, dall’alto verso il basso, in modo verticale o obliquo).
  • realizzazione dei significanti fonetici nello spazio del supporto scrittorio accostati, poco accostati, distanziati
  • realizzazione di segni incisi con diversa profondità
  • realizzazione di segni con agglutinamenti, in legature o in nesso
  • realizzazione della scrittura in supporto anch’esso ‘scrittura’ perchè ‘significante (si pensi al ‘segno’ fallico con valore di ‘vigore’, di ‘potenza creativa).

Un insieme o mix di espedienti che, tutti assieme o in parte, ubbidivano allo scopo di rendere intraducibile e illeggibile quanto c’era scritto. In un testo di maledizione, naturalmente, come quello di Gerusalemme (v. fig. all.) , la magia consisteva nel rendere il più consistente possibile il ‘guazzabuglio’. Tanto più la lettura risultava ermetica tanto più efficacemente agiva la maledizione. Anche in un testo di carattere apotropaico il ‘guazzabuglio’ sortiva lo stesso effetto. Ma ciò può essere esteso a tutta la scrittura in genere, sia quella di Canaan sia quella di Sardegna: l’apparente stordente confusione tendeva a renderla ‘intoccabile’ e cioè ‘sacra’. ‘Sacra’ per ‘religio’. Bando dunque a tutta (?) la scrittura volgarmente strumentale, afferrabile e ‘toccabile’ da chiunque.

In foto il documento lapideo di Gerusalemme con alcuni degli accorgimenti per rendere il testo di ‘maledizione divina’ magico.

Prof. Gigi Sanna