LA LETTERA ALFABETICA DEL SYSTEM NURAGICO DE ‘SU CRASTU ISCRITTU’ DI ‘SANTU MICHELI’ DI SAGAMA.

Articolo di Prof. Gigi Sanna su un importante manoscritto dello studioso PIETRO LUTZU (1859 – 1935).

Il grande studioso di San Vero Milis, da noi citato più volte perché il primo consapevole ‘pioniere’ della ricerca della scrittura dei Nuragici, ci parla sia nel manoscritto sia nel dattiloscritto (vergati nei primi decenni del secolo scorso) della scritta di Sagama appartenente alla stele di una tomba di Giganti spezzata in due. Con la parte superiore con la scrittura dei ‘geroglifici e la parte inferiore anepigrafica. Il monumento fu scavato dallo Spano il 25 Aprile del 1863. Lo studioso però non scorse la scrittura, forse perchè (annota il Lutzu) la lastra era cosparsa di licheni. Pietro Lutzu visitò il monumento 31 annni dopo,nel 1894, ed ebbe ‘agio di copiare la scrittura megalitica’. Rispetto agli altri documenti su quella scritta si impegna alquanto e, pur non essendo nè archeologo nè epigrafista cerca comunque, da persona colta, di riportare gli strani segni (v.fig. in all.) ad un qualche codice (che gli sembra di individuare in quello iberico). Naturalmente in quegli anni, alla fine dell’Ottocento, nessuno (e non solo il Lutzu) sapeva di protosinaitico o di protocananaico e quindi non sapeva che i segni di quella lastra nulla avevano a che fare con l’iberico. Il Lutzu però oltre al merito del ritrovamento e del tentativo di individuazione della scrittura ebbe anche quello di ricopiare i segni che oggi (e solo oggi) conosciamo, soprattutto per il mix alfabetico di essi. Non è possibile qui, naturalmente, parlarne neppure brevemente, ma di uno intendo dir qualcosa: della ‘zain’ a doppio tratto continuo parallelo e ancora con la piccola sbarretta che li congiunge. Secondo me, se il Lutzu ha ricopiato fedelmente, come credo, il segno, ci troviamo di fronte ad una lettera alfabetica rarissima perchè la ‘zain’ composta in questo modo ‘orizzontale’ e non ‘verticale’ (per la verticale si veda il segno stante, al di sotto di un probabile ‘waw’ protocananaico, ma senza il trattino di unione). Naturalmente uno si chiederà come mai due segni omofoni ma non omografi. La risposta potrebbe essere che la seconda ‘zain’ abbia non solo significato fonetico ma anche ideografico e alluda alla ‘continuità’ (voce possibile in una lastra tombale come questa di Sagama). Un espediente questo che gli scribi sardi adoperavano anche per la consonante ‘he’ a lineetta, la quale significando il pronome ‘Lui/Lei ‘, con la ‘continuità’ di essa si alludeva alla ‘continuità’ o alla ‘eternità’ della divinità (yhw). Ricorro all’esempio dello statere aureo di Amsicora (che più volte ho detto essere scritto non solo per simboli) dove c’è scritto ‘ Luce (l’astro con i ‘nove’ raggi) continua, del toro continuo (il toro con tre ideogrammi del tre e cioè ancora il ‘nove’ per convenzione simbolo di continuità , Lui continuo. Ebbene il ‘Lui continuo’ è dato da quella linea continua che può ingannare se la si intende solo come astratta base in cui sta il toro. Ricorro volutamente ad esso come esempio anche per far notare che i segni in nuragico si ripetono uguali o simili anche a distanza di mille anni, tanto da realizzare delle scritte icredibili ( si pensi a quella della cosiddetta ‘sala da ballo’ di San Giovanni (Tharros) con segni protocananici o protosinaitici in mix con quelli romani). (in all. trascrizione dei segni della lastra della tomba di Giganti di Sagama effettuata da Pietro Lutzu nel 1894).

Luigi (Gigi) Prof. Sanna, epigrafista