Il pettine di Tel Lachish, una interpretazione del Professor Luigi Amedeo Sanna

Lo scorso anno è stato trovato a Tel Lachis il pettine con dedica più antico del mondo. Tel Lachis é la seconda città più importante del regno di Giudea dopo Gerusalemme nell’età del ferro e una delle principali città dell’era persiana e del primo ellenismo. L’iscrizione nella prima scrittura cananea esprime il desiderio che il pettine elimini i pidocchi dai capelli e dalla barba del proprietario del pettine. Secondo il professor Yosef Garfinkel dell’Università Ebraica di Gerusalemme e colleghi, l’iscrizione sul pettine contiene 17 minuscole lettere di larghezza variabile da 1 a 3 mm, incise sulla superficie non completamente liscia del manufatto. Le lettere formano sette parole che per la prima volta ci forniscono una frase completa e affidabile in un dialetto cananeo, scritta in caratteri cananei. L’iscrizione recita: “Possa questa zanna sradicare i pidocchi dai capelli e della barba”. I ricercatori hanno anche analizzato il pettine, con successo, per individuare la presenza di resti di antichi pidocchi.

TRA REALTA’ E MAGIA. IL CONTRIBUTO DEL PROFESSOR LUIGI AMEDEO SANNA ALLA INTERPRETAZIONE DEL PETTINE DI TELL LACHISH.

“Avrete notato, a proposito del rinvenimento del pettine scritto di Tell Lachish, località non lontana da Gerusalemme, che l’attenzione degli archeologi si è rivolta in particolar modo alla scrittura. La stessa dott.ssa che per prima si è accorta della presenza dei segni alfabetici si è rivolta al prof. Garfinkel dell’Università di Gerusalemme, mandandogli due foto del reperto, ma solo perchè incuriosita da un presunto segno di scrittura. Si è chiesta: c’erano altri segni di scrittura nell’antico manufatto? E se c’erano, erano segni antichi o segni recenti? Il Garfinkel ha risposto affermativamente all’attenta archeologa. Anzi con immensa gioia le ha comunicato che si trattava della più antica scrittura consonantica della storia della scrittura ovvero del codice cosiddetto ‘protocananaico’. Il pettine d’avorio recava incise 17 lettere, alcune delle quali note, altre meno, che componevano una frase che attendeva d’essere decifrata. La traduzione, come sappiamo, non avvenne subito; dava parecchio filo da torcere e mentre già si pensava che per quanto riguardava la lingua e il senso la scritta, come tutte le altre scritte ( le poche rinvenute) in protocananaico, sarebbe rimasta indecifrata, il prof. Garfinkel riuscì a venir a capo della sintassi e della lingua . Comunicò quindi agli studiosi di Gerusalemme e al mondo intero il significato della enigmatica scrittura. Il pettine reca scritto: ‘Possa questo pettine debellare i pidocchi dalla testa e dalla barba’. Lo studioso comunicò anche che, con ogni probabilità, si trattava della prima frase tradotta dal protocananaico ovvero dal primo alfabeto basato sul consonantismo. Così la scrittura antica semitica di tipologia consonantica si è presa tutta la scena circa il ritrovamento eccezionale degli archeologi. Noi stessi quando abbiamo avuto la bellissima ‘informazione abbiamo subito cercato di sapere il più possibile di quella scrittura che risultava, tra l’altro accompagnata da un acuto avvertimento ermeneutico del Garfinkel: circa il senso della scritta e della scrittura stessa bisognava stare attenti perchè questa era da considerarsi in qualche modo ‘magica’. Era solo la magia insita nella scrittura, cioè della scrittura in quanto tale, che avrebbe permesso l’avverarsi del desiderio della liberazione dei pestiferi animaletti. Ciò è vero per la semplice considerazione che quella del pettine era volutamente una microscrittura, difficile da vedersi, ma era anche una scrittura con dei segni difficili da comprendersi nei valori fonetici. La magia consisteva, come per altre scritture criptate dell’antichità, nella non afferrabilità del significato. Il pettine magico avrebbe perso la sua efficacia anti -pidocchi se il tenore della scritta fosse stato individuato e letto da qualcuno. Ma il significato, ci chiediamo, sta tutto qua o dobbiamo invece pensare che la frase, per altro così prosaica e scontata sulla superficie di un pettine, sia più pregnante e profonda? Io penso di sì perchè, se spostiamo il centro della nostra attenzione dalla scrittura lineare in protocananaico e lo poniamo nel supporto (il pettine) ci rendiamo conto che di scritture ve ne sono due. Quella del pettine ‘del’ tutto ideogrammatica quella ‘sul’ pettine del tutto alfabetica. Anche se poco ciò possa apparire il pettine, che non certo a caso è miniaturistico (3,5 cm x 2,5 cm), è ‘scritto’ in quanto apotropaico, ovvero ‘dice’ perchè serve per protezione e per tutela della persona. E’ uno dei tantissimi oggetti divenuti simbolici, già dall’antichità più antica, a motivo dell’idea (o delle idee) che suggerisce un manufatto composto, in particolare da quella fitta sequenza di ‘denti’. I ‘dizionari dei simboli’ (si pensi a quello di J.Chevalier – A. Gheerbrant o a quello di C.Morell) ci dicono circa il pettine che esso era, in alcune civiltà, ritenuto ‘protettivo’ perchè alludeva con i suoi denti ai raggi del sole. I bellissimi volumi della studiosa Angela Belmonte ‘Il dio arcaico e la scrittura. Un codice per le figure schematiche’ (ed FM, 2010, 2 vol) ci fa vedere non pochi esempi di simboli a’ pettine’ in diverse parti del mondo, facendoci comprendere così della universalità del ‘segno’. E’ evidente che la prima scritta è quella del supporto in cui insiste la scritta. Il simbolo in avorio rinvenuto in Tell Lachish è un ideogramma che ‘dà l’idea’ della difesa e della tutela; ideogramma che potrebbe esplicitarsi con significato apparentemente identico a quello della scritta: ‘possa questo pettine debellare i pidocchi dalla testa e dalla barba (completamente,cioè)’. Ma per la liberazione dai pidocchi non c’è bisogno di un simbolo pettine, c’è bisogno di un pettine reale. E infatti il pettine reca la testimonianza del suo uso concreto (resti di pidocchi). Ma l’uso concreto dell’oggetto non annulla quello magico che non è solo quello della scrittura ma anche del supporto di essa; infatti la scritta sembra risultare ‘maliziosa’ e del tutto ambigua. Basta sostituire i ‘pidocchi’ con ‘fastidi’ e si ha il senso apotropaico dell’oggetto. Quindi, a mio parere, al magico individuato nella scritta dal Garfinkel va aggiunto anche il magico del pettine, cioè il magico del simbolo. Si ottiene così un manufatto tutto magico, protettore sia dai ‘pidocchi’ concreti sia da quelli non concreti che solo il valore linguistico metaforico degli animaletti può suggerire.