Santu Antoni ‘e su fogu, il Dio del Sole venerato dai siculi e dai sardi.

Dalla ricerca linguistica ed in particolare dall’etimo delle parole è possibile fare storia e cultura e la ricerca linguistica non è dissimile da quella archeologica, laddove l’archeologo scava nel terreno sino agli strati più profondi per poter svolgere le proprie indagini, mentre il linguista scava attraverso il sapiente uso dei vocabolari, avendo peraltro cura di non fermarsi ai primi strati, (italiano, spagnolo, latino), ma continuare, considerando la particolare vetustà della storia sarda e siciliana, sino ad arrivare al greco, all’accadico, al sumero. Su questo terreno ognuno ha i propri riferimenti ed io ne ho uno in particolare, il glottologo Prof. Salvatore Dedola. Il suo sapiente e straordinario lavoro è talmente progredito, valido e incisivo, da mettermi nella condizione di rappresentarlo fedelmente solo ricopiandolo di sana pianta come faccio di seguito…

17 Gennaio 2020. Riflessioni del Prof. Salvatore Dedola.

La lunga notte sarda del 16 gennaio è passata, ma il Fuoco acceso al calar delle tenebre non si estingue. Altre due notti seguono, ed il Sacro Fuoco rimane acceso, poiché la ricorrenza di Sant’Antonio in Sardegna è una faccenda molto seria. Il fuoco deve bruciare tre giorni, deve stare acceso durante la Triade Misterica, durante il tempo magico del TRE. Tre come i Re Magi, che la Chiesa ha introdotto furtivamente nel sacro giorno della Befana per scompaginare le millenarie certezze che i Sardi avevano realizzato e vissuto prima della irruenta e violenta imposizione di una religione fatta soltanto di vuote parole e di vuota ritualità.
A Mamoiada Santu Antoni e su ‘Ocu è la ricorrenza più importante dell’anno, ed apre ufficialmente il Carnevale. Ma la prima apparizione delle maschere carnevalesche deve cominciare con la Befana, la quale in origine era nient’altro che la Parca che taglia il filo dell’esistenza: in questo caso, essa taglia il filo all’Anno appena concluso per lasciar posto al nuovo ingresso. La Befana non è altro che sa Filonzana, Filon-giana, la Giana che taglia il Filo della vita. Sa Filon-Zana è, in ordine temporale, la prima maschera del Carnevale Sardo.
Il Carnevale è una lunga sequenza di riti di Morte e Resurrezione che aprono le varie ricorrenze annuali, e si conclude con la Morte-e-Resurrezione del Dio della Natura (culminante con la Pasqua, allorché – dopo il lutto magico di TRE giorni – Adone risorge).
La seconda maschera in ordine temporale è proprio quella di Santu Antoni e su ‘Ocu ‘Sant’Antonio del Fuoco’. Egli rappresenta la Semenza Primordiale emessa da Dio per fecondare e far rinascere il Creato (è proprio questa Semenza a FAR NASCERE L’ANNO NUOVO). Anche questa figura è stata svuotata del significato magico e grandioso di cui era orgogliosamente piena, ed è stata riempita dalla Chiesa con un “santerello” eremita che non è nemmeno sardo ma oriundo dai deserti egiziani.
Antoni oggi è un nome violentato, ma in origine era Atune, noto in Egitto come Aton (il Dio-Sole). Il suo mito pervase il Mediterraneo e riappare persino nel nome siculo dell’Etna, nome corrotto ma avente alla base il sumerico Atune, Aton.
Etna, come A(n)toni, è composto dalla sequenza sumerica A ‘semenza, progenie’ + TUN ‘contenitore, scroto’ + E ‘fuoriuscire’. Il composto A-TUN-E in origine significò ‘semenza primordiale che fuoriesce dallo scroto’. Questa figura potentissima ci è data dal popolo siculo, orgogliosa sede dell’unico vero vulcano del Mediterraneo, considerato l’ombelico del Mondo e l’origine di tutto. La Sicilia ebbe sempre la coscienza di stare al centro delle tradizioni Mediterranee, prima che l’arrivo dei Greci e poi l’irruzione delle armate romane cancellasse la sua centralità, che la univa alla Sardegna e alle popolazioni Basso-Italiche. Salvatore Dedola