Quando l’economia della Sardegna fu messa in ginocchio dal Governo Italiano.

L’alleanza con la Germania di Bismarck e la guerra doganale con la Francia sono un pezzo di storia d’Italia oggi poco conosciuta, ma merita di essere ricordata per l’insegnamento che se ne può trarre dal punto di vista degli interessi della Sardegna.

La politica imperialista condotta dal Governo Crispi in campo internazionale lo portò a consolidare l’alleanza con la Germania e ad accentuare l’ostilità verso la Francia:. Fu cosî che nel marzo 1888, la Francia, indispettita per l’accordo militare stipulato tra l’Italia e Germania, applicò una tariffa doganale discriminatoria nei confronti dei prodotti italiani, Crispi replicò aumentando del 50 per cento le tariffe sulle merci francesi ed ebbe cosî nizio la “guerra doganale” tra Italia e Francia. Tra i territori che patirono questa guerra diplomatica la Sardegna fu sicuramente quella che ne pagó maggiormente le conseguenze.

Prima della guerra doganale il mercato francese era il migliore e piú ricco per la Sardegna, oltre che per l’Italia. Nel periodo 1881-87 la Francia aveva assorbito il 41 per cento delle esportazioni italiane, mentre tra il 1888 e il 1890 questa percentuale scese al 18 per cento. L’agricoltura italiana ne risentì negativamente, ma la Sardegna subî un vero e proprio tracollo dovuto allo vertiginosa discesa delle quotazioni della carne bovina sarda sul mercato. Fu proprio questa vicenda, da lî a qualche decennio, a spingere la Sardegna ad abbandonare il florido allevamento bovino per dedicarsi in modo sempre piú esclusivo a quello, a piú basso capitale e piú bassa redditività, ovino da latte, specie quando, ai primi del successivo novecento, iniziarono a giungere nell’isola i primi imprenditori laziali che spinsero gli elevatori sardi a produrre il pecorino romano.

Al Nord italia fu colpita principalmente la produzione di seta, riso e latticini, mentre in Sardegna, a causa della guerra doganale con la Francia, crollò non solo ilnorezzo della carne bovina, ma anche il prezzo del vino, che non trovava più un ampio mercato di sbocco come quello francese, provocando una paurosa crisi economica e il forte aumento dell’emigrazione.

L’insegnamento che se ne trae é davvero multidisciplinare. Da convinto assertore dei principi di libertà economica considero ogni barriera doganale sempre fioriera di guai e i dazi imposti al comnercio tra Francia e Italia, tra le quali la Sardegna si trovó come un vaso di coccio, ne é stato l’ennesimo esempio. Oggi lo stesso giudizio lo do alla guerra doganale USA/CINA.

In secondo luogo devo rimarcare che gli interessi sardi non sempre, per non dire quasi mai, coincidono con quelli della penisola italiana e ció vale soprattutto in materia economica e doganale, considerata la peculiare posizione geografica della Sardegna, posta al centro del Mediterraneo.

Anche la storia suggerisce ai sardi un nuovo statuto che preveda la competenza esclusiva della Sardegna in materia fiscale e doganale ed un nuovo Statuto e in elaborazione da parte del gruppo di lavoro Sardegna Stato Federale. Chi volesse leggerne il testo può trovarlo in altra parte di questo stesso sito web.