EMILIO LUSSU: noi sardi siamo semiti, lo disse il Taramelli. La risposta al decalogo della razza del 14 luglio 1938

Nella seconda pagina del numero del 14 ottobre 1938 dell’influente quotidiano parigino Le journal des débats politiques et littéraires compare la notizia dell’ipotesi di trasferimento degli ebrei in Sardegna ed inquadrarla nell’atmosfera razzista dell’epoca, col titolo L’epurazione razziale in Italia. Sembrerebbe, ci scrive un nostro abbonato, che il Signor Mussolini, desideroso di purificare radicalmente la “razza italiana“ da tutti gli elementi non ariani è attualmente interessato a tutti mezzi impiegabili per eliminare dal suolo italiano i numerosi discendenti dei semiti, oltre che gli ebrei. In effetti dal giorno in cui ha deciso di cacciare i cristiani ebrei, proprio come gli ebrei israeliti, ha messo fuori legge in linea di principio tutti gli italiani che hanno nelle loro vene sangue semitico. Ma gli arabi del Nord Africa, in tempi diversi hanno occupato parte delle coste d’Italia, in particolare in Sicilia, in Calabria, come hanno occupano diverse regioni delle nostro colonie nel Mediterraneo (si trovano nelle nostre regioni mediterranee molti francesi che hanno ancora una fisionomia araba molto marcata, come ce ne sono anche in alcune regioni marittime d’Italia). E, del resto, come è noto agli etnologi, la Sardegna è una antica colonia fenicia e ancora l’attestano ai visitatori i suoi Nuraghi, antichi templi di Baal simili alle torri fenice che si vedono in Irlanda dove i Fenici andavano a cercare lo stagno nei tempi della loro potenza, Il problema della epurazione antisemita sarà probabilmente risolto sottoponendo a un esame antropometrico e a un esame del sangue, secondo i nuovi processi, a tutti gli italiani delle regioni che hanno subito l’influenza araba, fenicia e moresca e relegando in Sardegna coloro che saranno riconosciuti semiti o mezzo semiti. Potremmo poi fare di quest’isola un territorio isolato, secondo il principio preconizzato da Mussolini per la separazione delle componenti non ceche della Cecoslovacchia. Rimarrà al Duce la realizzazione di un compito più difficile, quello di ripulire l’Italia dagli elementi Torreani (quindi non ariani). Così come già dimostrato da Martha M., professore della Sorbona, gli Etruschi parlavano una lingua Torreana, dello stesso tipo della lingua ungherese ed erano quindi non ariani. Ma non c’è dubbio che con l’energia perseverante che apporta al rinnovamento d’Italia, e per preparare il trionfo del sangue “nordico“ il Duce ha anche trovato una soluzione pratica a questa domanda più difficile e quindi più emozionante che la semplice eliminazione degli ebrei di qualsiasi religione e di nazionalità italiana”.

Il progetto era noto per i ben informati in linea generale anche senza dichiarazioni ufficiali e atti concreti in questa direzione e dato che la Sardegna da tempi remoti era una destinazione di deportazione particolarmente disagiata, lontana e spesso mortale era ritenuto plausibile. Era anche noto il precedente della deportazione dei 4.000 ebrei nel 19 EV riportata da Tacito, Svetonio, Dione Cassio e Giuseppe Flavio, per ordine di Seiano, ministro di Tiberio, come era attuale la temutissima condanna al confino di tanti antifascisti sbattuti in Sardegna dal regime mussoliniano. Era tuttavia difficile una evidente reazione a quell’idea data la mancanza di notizie scritte se pur ufficiose e con quelle verbali difficili da verificare e che forse una più approfondita ricerca archivistica oggi potrebbe rintracciarne una qualche documentazione.L’occasione per tenerne conto di quei boatos si presentò ad Emilio Lussu quando l’ipotesi di trasferimento degli ebrei italiani in Sardegna, quasi suggerita da una specie di velina anonima per l’estero, fu pubblicata in un autorevole giornale parigino, come riporta l’incipit dell’immediato l’articolo di risposta contro il Manifesto della razza .Non è facile interpretare l’affollarsi di notizie e fatti in quei pochi mesi del 1938 né di sapere quale livello di informazione fosse a disposizione di Lussu oltre a voci e a supposizioni, ma certamente aveva notizie complete su Manifesto della razza che Il 14 luglio del 1938 fu pubblicato anonimo sul Giornale d’Italia mentre solo il 25 luglio venne reso noto dal P.N.F l’elenco degli “ scienziati “ firmatari ai quali nella sua risposta si rivolge sarcasticamente Lussu. Il 7 settembre vennero decretate le prime leggi razziali. Il 14 settembre appare su “ Le giournal des dèbats “ la notizia dell’idea Mussoliniana di trasferimento degli ebrei in Sardegna. Fra il 6 e il 7 ottobre fu votata la dichiarazione del Gran Consiglio, alla quale venne data grande pubblicità e che indicava la possibile deportazione di ebrei europei e quindi non solo italiani in Etiopia. Il 24 ottobre Emilio Lussu, leggendo questa che forse era una velina mascherata prese la palla al balzo e scrisse su Giustizia e Libertà la sua magnifica risposta all’anonimo estensore della notizia pubblicata nel Le journal des débats, e inviando un suo messaggio con ironia sardonica a Mussolini e ai suoi pseudo scienziati razzisti, felicitandosi per la scelta e non vedendo l’ora di ospitare come fratelli in Sardegna gli ebrei così duramente perseguitati (EMILIO LUSSU Sardegna, Ebrei e “razza italiana”In “Giustizia e libertà”n.38 30 novembre 1938 pag.3 Le Journal des Débats pubblica), tra il serio ed il faceto, uno scritto in cui si attribuisce a Mussolini il proposito di relegare in Sardegna tutti gli ebrei italiani.

” Con i tempi che corrono, queste cose vanno prese sempre sul serio. Come sardo, nato in Sardegna e rappresentante di sardi, io mi considero direttamente interessato. Il decalogo della razza bandisce non solo gli ebrei, ma anche sardi dalla «razza italiana». È quindi logico che il Regime abbini la nostra sorte.Il comandamento IV del decalogo dice: (La popolazione dell’Italia attuale è di origine ariana e la sua civiltà è ariana. Questa popolazione a civiltà ariana abita da diversi millenni la nostra Penisola». Siccome la Sardegna non fa parte della Penisola ma è un’isola, l’affermazione suesposta non tocca i sardi né punto né poco. Nel comandamento V è detto: «Per l’Italia nelle sue grandi linee la composizione razziale di oggi è la stessa di quella che era mille anni fa». Che s’intende qui per Italia? Italia peninsulare, come afferma il comandamento IV, oppure Italia in generale e quindi anche insulare? Nel primo caso, ogni discussione è oziosa. Nel secondo caso, la Sardegna è rimasta razzialmente quella che era mille anni fa: non ariana. Secondo il decalogo, pertanto, i sardi non sono mai stati e non sono di razza ariana. Questa conclusione, che è la conclusione logica ricavata dal manifesto razzistico, deve essere giudicata offensiva da quei pionieri della scienza antropologica ed etnografica che, essendo sardi di pura e incontaminata razza sarda, hanno redatto o firmato il documento, scientificamente convinti di appartenere alla razza ariana. È il caso del prof. L.Busincu, firmatario del manifesto, e dei dottori Zonchello, Cao, Pintus, Maxia e Pirodda, i quali hanno dato pubblica adesione al manifesto, attraverso la lettera che il prof. Castaldi, direttore dell’ Istituto di Anatomia Umana Normale presso l’Università di Cagliari, ha inviata al ministro della Cultura Popolare. E, se non faccio involontario errore, sono portato a ritenere che lo stesso professor Castaldi abbia nelle vene tre quarti di sangue sardo e solo un quarto di sangue ariano.Vero è che il comandamento IX del decalogo introduce e, nello stesso tempo, elimina un dubbio, quando dice:«Dei semiti, che nel corso dei secoli sono approdati sul sacro suolo della patria nulla in generale è rimasto». Come sarebbe a dire? E la Sardegna che è? E i sardi che sono? Una volta posta la questione della razza, noi sardi vogliamo andare fino in fondo. Noi non l’avremmo posta per primi, ma tant’è: poiché ci siamo, ci vogliamo stare. È tempo che anche noi sardi ci proclamiamo francamente razzisti. Dei semiti, in Sardegna è rimasto parecchio, e in generale e in particolare. Noi ci teniamo e non molliamo d’un millimetro, dovessimo tutti farci misurare l’indice cefalico da una commissione speciale della Società delle Nazioni. Noi abbiamo il diritto di chiamarci semitici, allo stesso modo con cui gli italiani della Penisola si dichiarano ariani. Che fa il prof. TarameIIi, diventato senatore del Regno per meriti scientifici e fascisti? Non parla? E che ha egli mai fatto in quarant’anni, se non rigirarci, noi sardi, da tutte le parti e ritrovarci tutti semitici? E che eravamo noi fino alla seconda guerra punica? L’eroe nazionale sardo della Resistenza a Roma, Amsicora era un sardo-cartaginese, semitico al cento per cento.Roma repubblicana e imperiale ci ha fatto a pezzi, proprio come fa adesso Roma fascista, ma noi restiamo sempre quello che siamo: semitici. Noi ci riconosciamo tutti fra di noi, in qualunque parte del mondo ci troviamo: a Roma, a Parigi o a New York. Purché, beninteso, non vi siano arabi o ebrei. Noi non conosciamo la noia, il cui nome non esiste neppure nella nostra lingua, talmente c’è rimasto profondo il ricordo del deserto, il cui orizzonte appaga pienamente lo sguardo e i sogni d’un solitario in Arabia o in Africa. E basta una melopea cantata in Logudoro, a Bengasi o a Aden perché ci sentiamo tutti incantati e legati alla primitiva vita degli avi comuni.E le migliaia di Nuraghe, monumenti di una gran civiltà sarda preistorica, che coronano ancorai punti strategici dell’isola, nemmeno il decalogo razzista potrebbe attribuire ad ariani. Chi erano i loro costruttori? Invasori scandinavi o guerrieri del Sud mediterraneo?Civiltà ariana passi (anche gli ebrei italiani sono a civiltà ariana), ma non razza ariana. Ohibò! il solo nome ci irrita e può trascinarci ai più gravi eccessi.Sulle nostre terre non sono passati né cimbri né teutoni, né germani né celti, né goti o visigoti, né longobardi né franchi, né normanni né tedeschi né austriachi. Neppure greci, se non quelli dell’Impero bizantino, e solo burocrati che non avevano sufficiente fortuna per comprarsi una carica a Bisanzio. E i Vandali vi han fatto un’apparizione fugace, senza neppure aver avuto il tempo di consumarvi un paio di sandali. “Pisani e genovesi, che hanno scorrazzato per la Corsica in lungo e in largo, in Sardegna non hanno mai avuto fissa dimora, paghi di vendere le loro mercanzie sulla costa, senza confondersi con gli abitanti. I pochi castelli pisani embra fossero stati appositamente preparati da furieri d’alloggio aragonesi. Aragonesi e spagnoli vi hanno vissuto da feudatari, son pochi armati, sempre paventando agguati e imboscate, importando tutto dalla madre-patria, uomini e spose. In due secoli di vita comune con il Piemonte e con !’Italia ariani, sono stati celebrati in Sardegna matrimoni misti meno di quanto se ne possano combinare, in un anno a Torino o a Genova.Noi siamo rimasti semitici.Basta un nonnulla per commuoverci, semiticamente, e far parlare in noi la voce del sangue. Il racconto della distruzione di Cartagine ci stringe il cuore come la notizia di un disastro familiare recente. E non v’è un sardo dabbene che, leggendo Virgilio, non si intenerisca per la dolce bontà con cui la nostra Didone, semitica, accolse ospitale quel furfante e vagabondo di Enea, ariano. E non senta odio per l’avventuriero fedifrago che, abbandonata la generosa regina, ebbe dagli dei non pene ma premi. I figli di Enea compensano bene i doni della pia regina.Noi reclamiamo rispetto per i nostri padri e per il nostro sangue. Fino al decalogo razzistico del luglio scorso, di scienziati che abbiano messo in dubbio la nostra origine semitica, ve ne è stato uno solo: il prof. Lidio Cipriani, docente di Antropologia all’Università di Firenze. Egli ha sostenuto la nostra origine mongolica. I sardi altro non sarebbero che i resti di un popolo mongolico, disperso da invasori implacabili, e di cui non si trovano tracce, oltre che in Sardegna, che in una parte staccata del Giappone del Nord. La distanza è un po’ forte, come ognuno può controllare sulla carta geografica.Speravamo che il prof. Cipriani correggesse le sue congetture e c’imparentasse con i cinesi, ché di giapponesi non vogliamo sentire parlare; ma quando lo abbiamo visto, improvvisamente, in testa ai firmatari del decalogo razzistico, ci son sorti nuovi dubbi sull’essenza della sua autorità scientifica.Possiamo pertanto considerare chiuso il breve incidente mongolico e ritenerci ancora semitici puri.Così stando le cose, è troppo giusto che gli ebrei italiani vengano a finire in Sardegna: essi sono i nostri più prossimi congiunti. Per conto nostro, noi non sentiamo che pura gioia. Essi saranno accolti da fratelli. La famiglia semitica uscirà rafforzata da questa nuova fusione. Semitici con semitici, ariani con ariani.Mussolini va lodato per tale iniziativa. Anche perché rivela, verso noi sardi, un mutato atteggiamento.Nel 1930, davanti a un giornalista e uomo politico francese che gli aveva fatto visita, pronunziò parole e propositi ostili contro l’isola fascisticamente malfida, e affermò che avrebbe distrutto la nostra razza, colonizzandoci con migliaia di famiglie importate da altre regioni d’Italia. Egli mantenne la parola e popolò le bonifiche sarde di migliaia di romagnoli e di emiliani.Ma, a difesa della razza sarda, vigilavano impavide le zanzare, di pura razza semitica. L’immigrazione ariana è stata devastata dalla malaria e ora non ne rimane in piedi che qualche raro esemplare superstite.Con gli ebrei, sarà un’altra questione. Essi saranno i benvenuti per noi e per le zanzare fedeli, le quali saranno, con loro, miti e discrete come lo sono con noi.Sardi ed ebrei c’intenderemo in un attimo. Come ci eravamo intesi con gli ebrei che l’imperatore Tiberio aveva relegato nell’isola e che Filippo II di Spagna scacciò in massa. Quello fu un gran lutto per noi.Ben vengano ora, aumentati di numero. Che razza magnifica uscirà dall’incrocio dei due rami!Per quanto federalista e autonomista, io sono per la fusione dei sardi e degli ebrei. In Sardegna, niente patti federali. I matrimoni misti si faranno spontanei e la Sardegna sarà messa in comune. E quando saremo ben cementati, chiederemo che ci sia concesso il diritto di disporre della nostra sorte. L’Europa non vorrà negare a noi quanto è stato accordato ai Sudeti. Una Repubblica Sarda indipendente sarà la consacrazione di questo nuovo stato di fatto. Il presidente, almeno il primo, mi pare giusto debba essere un sardo, ma il vice-presidente dovrà essere un ebreo. Modigliani può contare sul nostro appoggio che gli sarà dato lealmente. Penso che dovremmo respingere la garanzia delle grandi potenze mediterranee e svilupparci e difenderei da noi stessi. Se gli ebrei d’Europa e d’America vorranno accordarci la decima parte di quanto hanno speso in Palestina, è certo che la Sardegna diventerà, in cinquant’ anni, una delle regioni più ricche e deliziose del mondo, la cui cultura non avrà riscontro che in poche nazioni avanzate.Ciò non toglie che i nostri rapporti non possano essere buoni, inizialmente, anche con l’Italia ariana; ma, da pari a pari. Vi sarà uno scambio di prodotti, e noi potremo, data la ricchezza delle nostre saline, rifornire l’Italia ariana, specie di sale, ché ne ha tanto bisogno. Naturalmente, non accoglieremo tutti gli ebrei italiani. Ve ne sono parecchi che, per noi, valgono gli ariani autentici. Il prof. Del Vecchio, per esempio, noi non lo vogliamo. E vi saranno parecchi ariani di razza italiana che noi terremo a fare semitici onorari. Problemi tutti che risolveremo presto e facilmente.V’è la questione del re-imperatore che, come si sa, ha fatto la sua fortuna come re di Sardegna. Si ha l’impressione che il decalogo razzistico sia stato compilato anche per lui. Non esiste infatti nessuna famiglia, in Italia, meno italiana del1a famiglia reale: essa non appartiene più al1a razza italiana pura. Di origine gallica, i matrimoni misti l’hanno corrotta a tal punto che il sangue straniero vi è in predominio palese. E il principe ereditario, tiglio di una montenegrina è sposato con una belgo-tedesca; una principessa con un tedesco, e un’altra con uno slavo-bulgaro. Ariani ma non italiani. La futura Repubblica Sarda sarà magnanime anche col re di Sardegna. Lo accolse l’isola, fuggiasco dal1’invasione giacobina, lo accoglierà ancora una volta, profugo dal dominio ariano-italico. L’isola dell’Asinara gli sarà concessa in usufrutto fino all’ultimo dei suoi discendenti. E potrà tenervi corte, liberamente, a suo piacere.Ci sia concesso ora dare uno sguardo all’avvenire, sì ricco di promesse, in mezzo a tanti disastri presenti. Noi vediamo già gli ebreo-sardi dominare il Mediterraneo: una talassocrazia di scelta razza semitica, sui solchi del1e vele fenicee. Dopo Mosè, Giosuè e i Maccabei, gli ebrei non conobbero glorie militari. Ma la Sardegna è una stirpe guerriera. Dalla fusione, scaturirà un popolo scientificamente audace, che non avrà nulla da invidiare ai figli di Romolo e ai granatieri di Pomerania. Sarà l’ora dei Vichinghi del Sud. Sarà l’ora dell’arrembaggio. E verrà la resa dei conti. La razza ariana italica avrà parecchie gatte da pelare con noi. Dalla Sardegna, partirà la crociata per la riconquista dell’Italia perduta.E sarà una crociata con la croce. Cristo era ebreo, e la critica storica non dà per certo che fossero ebrei i suoi persecutori. Giuda pare fosse un levantino, ariano dunque, fuggito in Palestina per debiti. Chi trascinò Cristo al patibolo non fu re Erode, semitico, ma il proconsole romano, ariano. Erode comandava in Galilea, come oggi il bey comanda a Tunisi. Il destino pose fino da allora l’ antagonismo, che è universale, fra Cesare ariano e Cristo semitico.Questo è il senso dell’opposizione fra razza ariana e razza semitica. Nel conflitto, chiusi gli occhi su inezie e quisquilie, noi siamo per Cristo.Crociata con la croce dunque. Croce solida e dritta, non ritorta come lo scorpione della croce gammata. Croce,impugnata come una spada. E giù botte da orbo.Da sottolineare il contenuto sionista dell’articolo di Lussu:L’eroe nazionale sardo della resistenza a Roma, Amsicora, era un sardo-cartaginese, semitico al cento per cento….Così stando le cose, è troppo giusto che gli ebrei italiani vengano a finire in Sardegna: essi sono i nostri più prossimi congiunti. Per conto nostro, noi non sentiamo che pura gioia. Essi saranno accolti da fratelli”…Ben vengano ora, aumentati di numero. Che razza magnifica uscirà dall’incrocio dei due rami! Per quanto federalista e autonomista, io sono per la fusione dei sardi e degli ebrei. In Sardegna, niente patti federali. I matrimoni misti si faranno spontanei e la Sardegna sarà messa in comune. E quando saremo ben cementati, chiederemo che ci sia concesso il diritto di disporre della nostra sorte. L’Europa non vorrà negare a noi quanto è stato accordato ai Sudeti. Una Repubblica Sarda indipendente sarà la consacrazione di questo nuovo stato di fatto”.