Festa della Repubblica: tradite le speranze dei repubblicani sardi, di Mario Carboni.

Mario Carboni, indiscutibilmente uno dei più importanti e lucidi ideologi del sardismo, scrive alcune riflessioni sulla commemorazione del 2 giugno, festa della Repubblica Italiana.

(Dopo il 2 GIUGNO DEL REFERENDUM IL GRANDE TRADIMENTO ITALIANO NEI RIGUARDI DELLA NATZIONE SARDA ANCORA CONTINUA).

Per i sardisti, repubblicani da sempre e federalisti, la caduta della monarchia Savoia, significava che il Regno di Sardegna, che era stato ceduto in “unione personale” dal Re spagnolo a un “non Re ” piemontese con la nascita della Repubblica pensata come federale lasciava i sardi come se fossero tornati liberi di autodeterminarsi secondo i principi della Carta delle Nazioni Unite.

I vecchi patti internazionali, statuiti dalle grandi potenze europee monarchiche su basi Westefaliane ed in particolare col Trattato di Utrecht, erano quindi nulli e la Sardegna non era più legata ad una statualità italiana che sarebbe divenuta immediatamente repubblicana come dal 1921 volevano i sardisti. Ogni eventuale nuovo patto che impegnasse la Sardegna ed i sardi andava ricontrattato e riscritto .I sardi avevano mille ragioni e diritti per farlo. Bisogna ricordare che in quei giorni era forte, sopratutto fra i sardisti, il richiamo alla Carta atlantica che riconosceva a tutte le Nazioni il diritto all’Autodecisione e all’Indipendenza . I sardisti, che erano repubblicani fin dalla nascita, intendevano il passaggio dalla monarchia alla repubblica come un recupero in chiave moderna degli “antichi privilegi” statuali della Sardegna cancellati dai piemontesi, con la complicità dei coloni continentali e di cittadini sardi della borghesia compradora, con la cosiddetta “Fusione perfetta” del 1847/48.

La riconquista della “statualità sarda” avrebbe dovuto concretizzarsi con un nuovo e innovativo” patto costituzionale” fra la Sardegna e l’Italia, sancito dalla futura Costituzione repubblicana ” federalista” in sostituzione dello Statuto albertino monarchico e dalla autodecisa Costituzione sarda che avrebbe codificato la “Autonomia” richiesta dai combattenti sardi della Grande guerra al loro ritorno e dal PSdAz che ne divenne la voce e voce politica unitaria di tutti i sardi.

Sappiamo come andò a finire: la Costituzione non fu federale ma centralista. L’Autonomia sarda, malgrado l’impegnò sardista nella Costituente, non fu statuale ma amministrativa. L’Autonomia sarda fu definita “speciale” ma la sua specialità fu inferiore a tutte le altre autonomie speciali, siciliana, valdostana e sud tirolese. Non solo, con le successive norme di attuazione fu ancora depotenziata e si dovettero attendere decenni per riconoscere come da Costituzione la minoranza linguistica sarda con legge costituzionale e senza applicare il dettato statutario su i punti franchi.

Ancora oggi l’articolo 6 della Costituzione non viene rispettato nei riguardi del popolo sardo e la lingua sarda e le altre lingue di Sardegna sono soggette al genocidio bianco. La Sardegna è inclusa nella Repubblica italiana? Siamo noi indipendentisti sardisti e federalisti dei separatisti? Credo proprio di no. È la Repubblica italiana pervicacemente separatista nei riguardi della Sardegna. Siamo ancora una colonia interna senza diritti completi con leggi elettorali che ci esludono dal rispetto che invece viene riservato alle altre minoranze linguistiche dell’arco alpino, che tutte assieme non raggiungono la metà dei sardi. Siamo esclusi anche dal Parlamento europeo per le stesse ragioni politiche e che in più ci accorpano alla Sicilia con una norma elettorale a dir poco scandalosa.

Se volessimo modificare, come vogliamo, la nostra Carta fondamentale, cioè il nostro Statuto, ciò si potrebbe fare solo con legge costituzionale nel Parlamento italiano nel quale la stragrande maggioranza di italiani si arroga il diritto di esercitare al nostro posto la volontà dei sardi, popolo e Natzione, negandoci il diritto ad autodeterminarci senza vincoli e pressioni esterne. E se modifica può essere fatta sarà sempre in senso ulteriormente restrittivo.

Come è noto e lo vediamo in questi giorni la Sardegna è stata soggetta ad un enorme carico di basi, poligoni e servitù militari e ad esercitazioni a fuoco come se fosse un deserto lontano e disabitato. Per prima cosa, se si volesse veramente includere la Sardegna nella Repubblca che oggi festeggia la sua giornata fondante , bisogna escludere ogni esercitazione a fuoco, che vanno trasferite in altri paesi o in altre regioni italiane perche noi sardi abbiamo giá dato. Al massimo vanno riconvertite in esercitazioni virtuali, elettroniche e senza esplosioni e emissione di gas velenosissimi trasferiti dal vento in tutta la Sardegna . Vanno liberati i mari e le coste dai residuati bellici da esercitazioni a fuoco e restituiti al turismo, all’agricoltura e alla riforestazione che daranno molti più posti di lavoro e reddito. Siamo soggetti ad uno sfruttamento feroce di industrie coloniali distruttive ed inquinanti, molte oggi tutte chiuse senza alcun ricambio di modello di sviluppo mentre siamo ricoperti di tralicci ed eliche che deturpano i nostri paesaggi in mano alle mafie energetiche che hanno potere corruttivo non inferiore a quello dei petrolieri del passato. La lingua è ancora soggetta ad un genocidio culturale e le scuole sono palestre di assimilaziione e desardizzazione per i nostri figli a dispetto della presa di coscienza su questo tema negli ultimi 50 anni e alla necessitá di inserirla nello Statuto e insegnare la nostra storia in maniera decisa nelle scuole e decolonizzare le nostre università .Nel frattempo, mentre avveniva il “boom economico” italiano oltre 700.000 sardi dovettero emigrare con un disastro antropologico per l’Isola dei sardi, fenomeno che è ripreso alla grande in questi ultimi anni e che sembra aggravarsi giorno dopo giorno.

Molto ancora si può dire ed è stato detto in tutte le salse dai sardi liberi che mai hanno rinunciato alle proprie idee di libertà. Certo è che quel patto autonomistico ” octroyé ” cioè gentilmente concesso dai colonialisti e non definito dai sardi quali soggetti di libertà, non solo non è stato minimamente giusto e rispettoso dei diritti e aspirazioni dei sardi, secondo la Carta atlantica e i diritti dell’Uomo della Nazioni unite, ma non è stato neanche mantenuto, rispettato, rinnovato, ma ancora di più é calpestato e ridotto ad uno stato comatoso che è specchio della realtà economica e sociale della Sardegna, ultima colonia europea d’oltremare assieme alla Corsica. Anche il federalismo europeo, non è stato “gli Stati Uniti d’Europa” come proposto da Camillo Bellieni nel secondo Congresso sardista di Oristano nel 1922 già prima del prevalere del fascismo e che prefiguravano la Sardegna- Repubblica Stato come una delle stelle statuali europee del futuro. Il percorso di integrazione europea reale Pensato a Roma fu invece come è ancora un elemento di disgregazione, come portare la Sardegna al macello, vittima sacrificale, scambiata dall’Italia con altri favori per zone e economie forti e sopratutto del Nord e dell’assistenzialismo meridionale coesistente con le mafie e che ancora oggi paghiamo con un “ secondo colonalismo europeo”.

Mentre deve andare al popolo italiano l’augurio di cose migliori il giorno della sua festa nazionale, ricordando che “un popolo che ne tiene un altro in catene sta forgiando le proprie catene ” è un fatto che questa giornata non è una festa dei sardi, ma ne ricorda come la Repubblica italiana sia stata la continuazione del colonialismo monarchico sabaudo e della burocrazia fascista riciclata nelle strutture statali.

Allo stesso tempo in questa giornata vanno anche ricordati tutti i caduti per la libertà della Sardegna nei secoli fino ad oggi ed in particolare i tanti caduti sardisti e tutti quelli che hanno dato la vita nella guerra di Liberazione sul continente contro il nazifascismo e l’antisemitismo, che sono stati traditi da questa Repubblica di mafiosi, corrotti e centralisti che sotto mentite spoglie di comunisti e democristiani e loro eredi politici sono stati nei riguardi della Sardegna i continuatori del fascismo mussoliniano e monarchico sabaudo.

Purtroppo in Sardegna in questi anni, tutto è potuto accadere perchè non pochi sardi si sono opposti alle nostre libertà e operato a favore del colonialismo. Si è visto questo comportamento nella Costituente e soprattutto nella Consulta sarda che avrebbero dovuto approvare lo Statuto di Autonomia sulle linee guida sardiste e invece non lo fecero e si opposero ai punti qualificanti.

Tuttavia lo spirito di autodecisione e di indipendenza nazionale, di federalismo europeo e di libertà è ripreso a volare alto fra i sardi. Grande ostacolo a fronte di grandissime idee ed aspirazioni è la divisione e la frammentazione politica, presente a lungo anche dentro il PSd’Az, che per questo non riesciva ancora a portare a compimento il suo obbiettivo storico, la liberazione dei sardi dal colonialismo italiano, la realizzazione della Repubblica sarda e la giustizia sociale, attraverso un suo ruolo guida nel panorama politico pluralista sardo.

La Presidenza Solinas ha aperto il cuore alla speranza e nella seconda parte della legislatura é auspicabile una veloce realizzazioni del programma con un patto di fine legislatura con gli alleati che contenga le questioni identitarie, linguistiche e statutarie, fiscali ed economiche quali la zona franca , la ZES e la libertà di spostamento con una vera continuità territoriale interna ed esterna.

Bisogna sciogliere gli imprevisti nodi che ritardano l’applicazione dei programmi proposti agli elettori con un Esecutivo che affronti anche le emergenze e le diseconomie conseguenti alla guerra d’aggressione russa nei riguardi dell’Ucraina. È del tutto evidente che in effetti i maggiori ostacoli provengono dall’interno dell’alleanza perché ci sono forze e singoli che non accettano la trazione sardista nel legislativo e nell’esecutivo e che operano più o meno nell’ombra per rovesciare il tavolo e respingere i sardisti all’opposizione magari dopo le prossime elezioni regionali, mentre la Sardegna ha bisogno di una seconda legislatura a guida sardista e col Presidente Solinas. Allo stesso tempo è necessario un maggior protagonismo del PSdAz con la ripresa delle attività interne e della vitalità degli organismi statura ad iniziare dal Consiglio natzionale che da troppo tempo non viene convocato . Come da tradizione dato che le elezioni regionali ed europee sono ormai vicinissime il Consiglio natzionale dovrebbe convocare un Congresso preceduto da un Convegno programmatico che adegui le prospettive sardiste al mutare delle situazioni politiche economiche e geopolitiche che sono emerse dopo il doloroso e difficile periodo pandemico.

Il rinnovato protagonismo sardista é auspicabile che serva ad una maggiore presa di coscienza delle forze alleate di una identità politica natzionale sarda, tale da costituire se possibile, anche se in tal senso non mi sento ottimista, la premessa di un allargamento a settori identitari che cessino una loro sterile auto esclusione basata su logiche ideologiche superate e divisive, su basi esclusivamente programmatiche e nazionalitarie. L’opposizione di sinistra e populista di matrice italiana, dovrebbe riflettere in occasione di questa giornata sulla consistenza e erroneità del proprio nazionalismo italiano centralista, schierato pregiudizialmente contro ipotesi di autonomia differenziata per le Regioni a Statuto ordinario e senza proposta alcuna per la riforma del nostro Statuto speciale . Questo rigurgito centralista della sinistra populista italiana in Sardegna ad iniziare dal PD nella sua nuova gestione segretariale é ancora come in passato strumentale a un antisardismo superato ed inutile quanto dannoso per la Sardegna che forse avrebbe bisogno , fatte salve le sensibilità di ogni forza politica di una condivisione e accettazione del concetto di Natzione sarda sulla base del quale costruire ogni proposta di progresso sardo e soprattutto statutario e federalista.

Siamo vicini ad una rivoluzione/evoluzione dell’Uniine Europea nella quale la Sardegna dovrà trovare posto come componente autonoma in un quadro federale ed é per questo ed altri obbiettivi strategici che forse é venuto il momento di pensare ad alleanze politiche e di governo basate su Patti di Alleanza natzionale sarda.

Ancora una volta da cittadini italiani ma di nazionalità sarda, da Sardisti bisogna sottolineare che senza il Fortza Paris e senza memoria politica e storica non si procede ma si arretra. Uniti si vince.

Fortza paris verso la Repubbliva sarda federalista e fédérale.