Festa della Repubblica, ce n’è per tutti.

Nell’Italia delle ideologie pregiudiziali e delle ipocrisie strumentali non posso non togliermi qualche sassolino dalla scarpa in occasione del 2 Giugno, festa che ricorda la nascita della Repubblica Italiana avvenuta con il 2 giugno 1946, data del referendum istituzionale. Comunque sarò al solito costruttivo.

Le polemiche sul referendum e sulla sua presunta invalidità le lascio agli appassionati di complotti. A me invece interessa analizzare il passaggio storico da un punto di vista generale italiano e più particolare sardo.

Il referendum si svolse in momento storico particolare corrispondente alla caduta del fascismo prima, della fine della guerra poi ed infine della ricostruzione dello Stato. Non vi è dubbio che l’enorme trauma che gli italiani dovettero affrontare negli anni precedenti incise non poco sul risultato finale del referendum, a causa della perdita di credibilità dei Savoia, accusati di collusione col fascismo. Inoltre la vittoria della forma repubblicana su quella monarchica fu salutata come una svolta culturale degli italiani nella direzione di una forma statuale più moderna.

Su questa ricostruzione dei fatti sento spesso posizioni ideologicamente viziate. Lo Stato cronologicamente e democraticamente più evoluto, per unanime riconoscimento degli storici, è stato quello inglese, da secoli caratterizzata da una forma di stato denominata appunto Monarchia Costituzionale e ciò è una prova inconfutabile che non esiste correlazione alcuna tra la forma di organizzazione di uno stato ed un adeguato riconoscimento dei diritti i libertà economica ed individuale. Troppo spesso leggo sui social (aimeh!) commenti sprezzanti sui vari regnanti in giro per il mondo senza la minima cognizione della importante funzione che essi spesso svolgono, rappresentanto essi non già monarchi dispotici, ma un forte simbolo di unità nazionale, nel quadro di una distribuzione di poteri che vede il monarca come un contrappeso del potenziale strapotere dell’organismo esecutivo, un po’ come succede nella Repubblica Italiana utile con la figura del Presidente della Repubblica.

L’altro elemento che ho sempre trovato fortemente ipocrita è la narrazione secondo la quale gli italiani uscirono dall’incubo fascista dopo oltre venti anni di lotte e persecuzionii politiche. Ho già avuto modo di spiegare in un altro articolo che per venti anni il fascismo ha goduto di un certo consenso tra la popolazione, altrimenti non si spiegherebbero i fiumi di italiani festanti alle manifestazioni fasciste e di ciò fu testimone il mio nonno materno, classe 1914. Diciamo anche che se il fascismo, di fronte allo scoppio del secondo conflitto mondiale, avesse scelto la strada della neutralità sarebbe forse durato molto di più e la storia della dittatura franchista della vicina Spagna ne è a mio parere un forte indizio.

L’ultmo appunto riguarda il significato politico e propagandistico della festa nazionale della Repubblica Italiana. Premesso che la sua celebrazione ha un senso ed è naturale che uno stato celebri e festeggi le massime espressioni del proprio sistema istituzionale al fine di preservarne la forza e la legittimità, da sardo non posso non rimarcare che la nazionalità italiana, di cui io non ho né titolo né diritto a mettere in discussione, potendo validamente e democraticamente riconoscere che, in piena libertà, una grande percentuale di cittadini della Repubblica Italiana possano giustamente sentirsi italiani, non prevede in alcun modo la possibilità di sentirsi nel contempo o in alternativa di nazione diversa. Vorrei, e penso che purtroppo non sia inutile ribadirlo, che si tenga ben in mente che il concetto di Stato e quello di Nazione sono per definizione diversi, Ci si può sentire fieramente appartenente ad uno Stato e sentirsi cittadino di quello stesso Stato, ma sentirsii di nazionalità differente o, per alcuni, di entrambe le nazionalità.

Da questo punto di vista la Sardegna è universalmente riconosciuta come nazione (molti sardi non lo sanno proprio), ma non dallo Stato Italiano. Su questo punto ho speso gli ultimi anni con diversi progetti tra i quali mi piace citare la proposta di riforma dell’attuale insufficiente e superato Statuto della Regione Autonoma della Sardegna con una Carta de Logu noa.

Chiudo affermando che la costruzione di uno Stato che riconosca le diverse nazionalità presenti nel proprio territorio dev’essere frutto di un processo di maturazione democratica e che sarebbe antistorico ed inutile pensare che questo riconoscimento debba passare per il suo smantellamento. anzi, e di ciò la Svizzera, la Germania e gli Stati Uniti s’America ne sono un esempio. La verà unità degli italiani si dovrebbe ritrovare proprio dall’unione della differenze.