Anno Domini 2022, il federalismo ci salverà.
Il ventiduesimo anno del terzo millennio dopo la nascita di Cristo ci consegna una società italiana (ma la quasi totalità dell’occidente non ha di che gioire) in piena crisi di identità.. In Italia ha sempre prevalso il modello accentratore dell’unica cabina di regia e la pandemia non ha fatto altro che acuire questa tendenza finendo per dettare l’agenda politica, la definizione di nuovi equilibri tra i poteri dello stato, una evidente compressione degli spazi di agibilità democratica. accentrando sempre piú nelle mani del governo centrale tutti i poteri decisionali con il risultato di portare a crisi irreversibile il fallimentare sistema politico bipolare che in quasi trent’anni di servizio ha dato cattiva prova di se stesso finendo per riabiliatare il tanto vituperato sistema proporzionale della prima repubblica.
La verità é scritta nei numeri impietosi della scarna partecipazione al voto ed alla ormai cronica assenza dei cittadini nella vita dei partiti politici, um fenomeno che ha fatto da specchio al progressivo accentramento dei poteri decisionali, che di fatto costituisce nel contempo un sistema insufficiente ad interpretare i bisogni dei singoli territori ed un elemento di sempre maggiore distanziamento tra cittadini e sistema politico, con l’ulteriore aggravante di una crescente deresponsabilizzazione dei primi nei processi di formazione della volontà leguslativa ed esecutiva, ció che si traduce di fatto nella inefficienza sotto tutti i profili.
L’altra verità é che lo Stato Italiano, sin dai tempi dei Savoia e a dispetto delle dichiarazioni di circostanza, non ha mai messo al primo posto i principi di libertà con riferimento ai diritti civili ed economici, anteponendo sempre l’idea di un primato dello stato sull’individuo, laddove invece ci vorrebbe uno stato al servizio dei cittadinin con questi ultimi veri protagonisti dei processi decisionali in un sistema decisamente decentrato riscontrabile in molto altri paesi come nel modello elvetico.
Un interprete rigoroso di una soluzione organica e duratura a questo stato di cose é sicuramente Giuseppe Melis, Professore Associato di Marketing del Turismo al Department of Economics and Business Research dell’Università di Cagliarche, che auspica la definizione di un nuovo accordo tra la Sardegna e la Repubblica Italiana col fine di riscrivere di sana pianta l’attuale superato e insufficiente Statuto della Regione Autonoma della Sardegna e fargli assumere quelle caratteristche federaliste che erano alla base della prima proposta di Statuto del 1946, affossata dai partiti italiani ednin particolar modo da Dc e PCI.
Giuseppe Melis in un suo recente intervento afferma: “Alla base di tale accordo o processo di aggregazione c’è il principio di sussidiarietà che stabilisce una cosa elementare: le decisioni vanno prese al livello politico-istituzionale più vicino al cittadino e devono essere delegate a un livello superiore solo per ragioni di efficienza ed efficacia della decisione o quando la tematica su cui si discute coinvolge comunità più ampie”.
“Questo principio, in altre parole, postula qualcosa che a livello individuale è molto semplice da capire: ognuno deve essere in grado di provvedere a sé stesso fintanto che è possibile, mentre si chiede aiuto quando le sue sole forze non sono in grado di permettergli di raggiungere un risultato. Nondimeno, per fare un esempio che tocca ciascuno di noi sul piano umano, un genitore di norma educa i propri figli ad essere indipendenti, capaci cioè di provvedere da sé ai propri bisogni, mentre si considera un cattivo genitore quello che sottomette possessivamente il figlio impedendogli di crescere. Educhiamo i nostri figli allo studio e facciamo pressioni su di essi affinché capiscano che solo l’educazione è alla base della loro libertà”.
“Orbene, la piena e consapevole adozione del principio di sussidiarietà, pertanto, permette di individuare tanti livelli di decisione politico-istituzionali quanti sono gli ambiti di condivisione dei problemi: dal condominio al quartiere (o villaggio), dalla città alla provincia, dalla regione alla nazione, dallo stato all’insieme di stati (o di nazioni se c’è coincidenza tra gli stessi), fino ai continenti e al mondo”.
Per Giuseppe Melis non ci sono dubbi che il sistema organizzativo federale abbia il pregio di poter essere applicato con successo a tutti i livelli di governance (terrioriale, statale, europea, internazionale) e che si basi sull’irrinunciabile principio di responsabilità (l’altra faccia del potere decisionale) rappresentato in primis proprio dalla piena ed autonoma gestione da parte dei territori delle poste di bilancio (tassazione e spesa pubblica) come ben spiegato da un altro esponente storico del federalismo in Sardegna, quel Carlo Sanna, autore tra l’altro di una serie di preziosi ed innovativi approfondimenti in materia di federalismo economico con preciso riferimento alla questione sarda e con la collaborazione illuminata di studiosi e ricercatori, tra i quali sarebbe impossibile non citare Gianni Carboni.
Ho aderito convintamente a questa visione e da diversi mesi partecipo ad un progetto chiamato Sardegna Stato Federale che ha adottato un testo che sostituisca l’attuale inadeguato Statuto della Sardegna (adottato tra l’altro bem prima della storica appprvazione della Carta di Algeri). La nostra proposta ha un nome: Carta de Logu noa, prende atto dell’esistenza della nazione sarda, del bilinguismo, dell”autonomia scolastica e della nostra esigenza di autogoverno, anche e soprattutto sul piano economico e finanziario, (come ben argomentato da una storica relazione di Antonello Carboni ed Ermenegildo Lallai, oltre che dalla ultradecennale testimonianza sul campo di Pier Giorgio Pira) in una per creare un modello di sviluppo adatto alle nostre esigenze, diverse da quelle di Roma e Milano
Un progetto pretenzioso? No, un progetto sostanziale, concreto e di spessore, frutto del lavoro ultradecennale delle migliori energie sarde del quale ho avuto già modo di illustrare i tratti essenziali e di pubblicarne la bozza integrale, che ha già beneficiato di un plauso da parte di due grandi figli della Sardegna, pensatori e storici quasi omonimi, Francesco Cesare Casula, già Docente Universitario di Storia e di Francesco Casula, conosciuto anche per le sue imperdibili pubblicazioni sulla letteratura e sulla lingua sarda.
Buon anno 2022, dunque, con l’augurio che la Sardegna ed il mondo possano prendere decisi la strada maestra del federalismo, perchè, come dice Mario Carboni, non ci manca il tempo, ci manca la libertà.